spot_imgspot_img
HomeL'intervistaDonna Donatella Cinelli Colombini, l’ Enoturismo, Le Donne del Vino e il...

Donna Donatella Cinelli Colombini, l’ Enoturismo, Le Donne del Vino e il “Marketing delle Cantine aperte”

Conoscere Donna Donatella Cinelli Colombini, è stata una folgorazione perché la sua Persona, il suo Intelletto, la sua Lucidità, nel definire i punti su quello che "funziona" e su quello che "dovrebbe funzionare meglio" nell’ambito dell’Enoturismo, è stata illuminante e continua ad esserlo

Conoscere Donna Donatella, durante la settimana de Le Donne del Vino nelle Marche, Donatella ne è stata Presidente Nazionale dal 2016 al 2022, è stata una folgorazione perché la sua Persona, il suo Intelletto, la sua Lucidità, nel definire i punti su quello che “funziona” e su quello che “dovrebbe funzionare meglio” nell’ambito dell’Enoturismo, è stata illuminante e continua ad esserlo. Su questo argomento ci siamo focalizzati e consigliamo vivamente a chi si dedica con passione al vino e le sue storie, la lettura dei libri di Donatella Cinelli Colombini che troverete nel testo dell’intervista.

Pubblicità

Per inciso, l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino lavora sul tutto il territorio italiano e internazionale per promuovere le donne all’interno del mondo vitivinicolo, le sostiene in tutti i modi, compreso la difesa dei diritti nell’ambito delle violenze di genere, in cui l’Associazione lavora in maniera concreta.

 

Susanna Basile: “Chi è Donatella Cinelli Colombini?”
Donatella Cinelli Colombini: “Discendo da uno dei casati storici del Brunello di Montalcino ma sono nata a Siena nel 1953. In questa città mi sono laureata in Storia dell’arte con il massimo dei voti. Mi sono sposata con Carlo Gardini, deceduto pochi mesi fa dopo un matrimonio lungo e felice. Insieme abbiamo una figlia, Violante, che ora è responsabile commerciale della mia azienda e presto la guiderà al mio posto.

Ho intuito il potenziale turistico dei luoghi del vino e, quando c’erano solo 25 cantine accessibili ai turisti in Italia, nel 1993, ho inventato “Cantine aperte”, la giornata che in pochi anni ha portato al successo l’enoturismo nel nostro Paese. Oggi insegno questa materia nei Master.

Nel 1998 ho lasciato l’azienda di famiglia per crearne una mia composta dal Casato Prime Donne a Montalcino, dove produco Brunello e dalla Fattoria del Colle a Trequanda, con cantina di Chianti e centro agrituristico. Le mie sono le prime cantine in Italia con un organico interamente femminile.

Dal 2001 al 2011 sono stata Assessore al turismo del Comune di Siena ed in questo periodo ho ideato il “trekking urbano” nuova forma di turismo sostenibile e salutare. Oggi il trekking urbano è diffuso in tutta Italia e ci sono percorsi turistici a piedi ovunque. Fanno persino scarpe per il trekking urbano.

Dal 2013 al 2022 ho presieduto il consorzio della Doc Orcia lanciandolo come “Il vino più bello del mondo” e “cartolina liquida” del suo territorio. Questa giovane denominazione si sta rafforzando e affermando fra quelle emergenti.

Nel 2003 ho vinto l’Oscar di miglior produttore italiano assegnato da Bibenda, nel 2012 mi è stato assegnato il “Premio Internazionale Vinitaly” e nel 2014 sono diventata Cavaliere della Repubblica Italiana.

Dal 2016 al 2022 sono stata la presidente Nazionale delle Donne del Vino ed ora guido la delegazione toscana della stessa associazione”.

 

S.B.: “Quali sono i libri di Donatella Cinelli Colombini?”
D.C.C.: “Nel 2003 ho pubblicato il Manuale del turismo del vino. Nel 2007 è uscito il mio secondo libro Marketing del turismo del vino seguito nel 2016 dal Marketing delle Cantine aperte. Ad essi sono seguiti testi scritti a più mani Turismo del vino in Italia (2020) Viaggio nell’Italia del vino (2022) Enoturismo 4.0 (2023).

Poi ho anche pubblicato raccolte di ricette e narrazioni del territorio:  66 ricette di cucina montalcinese, Firenze 1991, Il Brunello di Montalcino, Firenze 1992,  Ricettario di Monte Oliveto e Trequanda nelle Crete Senesi, Firenze 1997

E persino un libro di novelle La moglie di coccio e altre novelle quasi vere, Agra 2015″.

 

S.B.: “Che cos’è l’Enoturismo?”
D.C.C.: “É il viaggio alla scoperta dei luoghi di origine dei vini. Riguarda le denominazioni e le cantine e offre l’opportunità di imparare in modo divertente, spesso attraverso esperienze dirette come durante la vendemmia”.

 

S.B.: “Che cosa è cambiato dalla Legge di Bilancio del 2018 in merito alla normativa su questa attività?”
D.C.C.:  “Il senatore Dario Stefano introdusse un emendamento che regolava l’attività turistica nelle cantine. É una norma snella che quasi tutte le regioni italiane hanno recepito e riguarda il modo di autorizzare l’attività di wine hospitality da punti di vista amministrativi, fiscali e sanitari”.

 

S.B.: “Quali sono i tipi di clienti dell’enoturismo?”
D.C.C.: “Grosso modo possiamo raggrupparli in 4 tipologie: chi vuole svago a contatto della natura e delle tradizioni in luoghi di eccellenze enogastronomiche, questi sono la maggioranza. Poi ci sono i wine lovers cioè le persone interessate al vino che leggono stampa specializzata, partecipano a degustazioni e comprano spesso bottiglie di pregio. Si tratta del gruppo pioniere che ormai è minoritario. Infine abbiamo due piccoli gruppi costituiti da VIP altospendenti e esperti di vino cioè giornalisti, buyers, blogger …”

 

S.B.: “Quali sono  “le esperienze capaci di attrarre turisti indipendentemente dalla fama della cantina o della bottiglia?”
D.C.C.: “Sono le esperienze partecipate, inconsuete e vere come quella di aiutare il produttore a ricolmare le botti come avviene una volta alla settimana e poi pranzare con lui nella sua casa”.

 

S.B.: “Quali sono le parti mancanti del decreto legislativo del 2018?”
D.C.C.: Manca un piano nazionale per il turismo enogastronomico, come hanno quasi tutti i Paesi con eccellenze agroalimentari, persino il Nicaragua. Per vedere gli effetti nefasti di questa situazione basta aprire il sito ufficiale del turismo www.italia.it e poi confrontarlo con quello francese www.france.fr

 

S.B.: Come dovrebbero essere definiti gli standard di accoglienza?
D.C.C.: “Se ci riferiamo agli standard di accoglienza nelle cantine, vanno studiati con cura per rendere più competitive le cantine italiane rispetto alle concorrenti estere, ma senza mettere in difficoltà le imprese più piccole e con minore capacità di investimento che sono la stragrande maggioranza delle cantine turistiche. Tuttavia almeno le aperture festive andrebbero garantite. Continuare a fare offerta enoturistica “lunedì-venerdì” è assurdo:  è come il bagnino che va in ferie ad agosto.

Poi va aggiunta un’altra riflessione: bisogna che ogni cantina offra almeno un’esperienza unica, solo sua, che porti il visitatore a entrare, in modo partecipato, nella sua storia. Il fatto che il 96% delle imprese italiane propongano la visita guidata agli impianti di produzione seguita da una degustazione e diversificando solo i vini in assaggio, è disastroso. É come se in tutti i musei esponessero lo stesso quadro. Non ci andrebbe più nessuno”.

 

S.B.: “Come dovrebbe essere impostata la formazione degli operatori?”
D.C.C.: “Ci sono due livelli: gli addetti all’accoglienza e i manager. Per gli addetti penso a IFTS, per gli altri servono master universitari. Gli IFTS sono Istituti di Formazione Tecnica Superiore – sono una formazione aperta a tutti, anche a chi ha solo la terza media e si rivolge soprattutto a chi lavora e vuole migliorare il suo percorso. Si tratta di una formazione con molta pratica e poca teoria.

 

S.B.: “Come creare una cabina di regia pubblico-privata per definire le strategie enoturistiche dell’Italia?”
D.C.C.: “Su questo incrocio le dita, mi sembra un sogno impossibile”.

 

S.B.: “Come creare un portale unico che metta in rete, in più lingue, l’intera offerta enoturistica e di bellezza del nostro Paese?”
D.C.C.: “Serve un piano nazionale per il turismo enogastronomico. Fare rete è indispensabile per avere successo nell’enorme mercato turistico. Senza unire le forze sotto una regia regionale e nazionale, le cantine italiane, che sono le più belle e varie del mondo, rischiano di venire superate da proposte meno autentiche, affascinanti e con vini meno qualificati…. ma paradossalmente più visibili perché meglio organizzate”.

 

S.B.: “Donne del vino crescono”: esperienze passate e futuro prossimo…”
D.C.C.: “C’è ancora tanto da fare e noi del comparto femminile del vino possiamo sfondare il tetto di cristallo del gender pay gap, cioè la differenza retributiva fra personale maschile e femminile. Bisogna usare la legge 162 del 2021, sulla certificazione di genere che premia le imprese dove le donne hanno le stesse opportunità di carriera e gli stessi stipendi dei colleghi uomini. Quello del vino è il settore produttivo più virtuoso. Per questo possiamo e dobbiamo sfondare il tetto di cristallo per il bene del vino italiano e dell’Italia tutta non solo delle donne”.

 

 

Copyright SICILIAREPORT.IT ©Riproduzione riservata

Clicca per una donazione

Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Capo Redattore Psicologa e sessuologa
Articoli correlati

Iscriviti alla newsletter

Per essere aggiornato con tutte le ultime notizie, le novità dalla Sicilia.

Le Novità di Naos

Il mensile di cultura e attualità con articoli inediti

- Advertisment -

Naos Edizioni APS

Sicilia Report TV

Ultimissime

Dona per un'informazione libera

Scannerizza QR code

Oppure vai a questo link

Eventi

Le Rubriche di SR.it

Vedi tutti gli articoli