Roma, 20 set. – “I dati sulla terza dose che arrivano da Israele sono molto interessanti e sono stati pubblicati su una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo. Con la terza dose i soggetti con più di 60 anni hanno un ritorno all’efficacia originale del 95%, la stessa che si aveva all’inizio prima che arrivasse la Delta e il tasso di malattia grave è inferiore di 19,5 volte. Mi pare che si torni a parlare quindi di un’efficacia del vaccino vicina al 100% per la patologia grave. Quindi ben venga la terza dose nelle persone più fragili”. Così all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Clinica Malattie infettive de Policlinico San Martino di Genova, commenta i primi riscontri che arrivano dalla vaccinazione con la terza dose del vaccino Pfizer-BionTech.
“Al momento la Fda ha detto di vaccinare con la terza dose le persone fragili, dopo di che vedremo inautunno-inverno, dove purtroppo credo che un colpo di coda del virus ci sarà e allora forse dovremo fare un richiamo universale. Io però immagino una prospettiva dove il vaccino anticovid si affiancherà a quello antinfluenzale, con la stessa modalità, quella di offrire il richiamo annuale soprattutto alle persone più a rischio”. Lo ha detto il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario Irccs Galeazzi diMilano, intervenuto a ‘264 zoom’ su Cusano Italia Tv.
Oggi si sta cominciando con gli immuno depressi, cosa diversa da quello che si farà nel prossimo futuro in termini di richiamo per le persone più a rischio – ha proseguito Pregliasco – Si sta prendendo atto che c’è la necessità di fare una dose ulteriore, una schedula a tre dosi per le persone immuno depresse e la terza dose si potrà fare già a 28 giorni dalla seconda perché si tratta proprio di un ciclo di conferma e di rinforzo. Nel breve periodo però – osserva – è stato già deciso di dare un rinforzo, un richiamo forse periodico, quindi non terza dose in senso stretto, per le persone più anziane, in particolare chi è ricoverato nelle rsa, per gli operatori sanitari, perché si è visto che questi vaccini dopo 6 mesi cominciano a perdere un po’ di efficacia nel prevenire l’infezione. La cosa non ci inquieta più di tanto perché per i coronavirus nemmeno i guariti sono sicuri di rimanere protetti”.
(Adnkronos Salute)