(Adnkronos) – Far tornare la vecchia visita andrologica dei tempi della leva obbligatoria, portandola nelle scuole, per fare prevenzione primaria e diagnosi precoce di patologie ‘al maschile’ soprattutto tra i più giovani, oggi in preoccupante aumento. A sposare l’iniziativa, dicendosi disponibili a recarsi negli istituti scolastici per ‘visite ispettive’ è oltre il 70% dei medici di famiglia che hanno risposto a un questionario su fertilità e prevenzione, diffuso dalla Società italiana di riproduzione umana (Siru) e dalla Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), i cui primi risultati sono stati presentati al 6° Congresso nazionale Siru, che si chiude oggi a Roma.
“I medici di medicina generale riconoscono e condividono con noi l’importanza di migliorare la prevenzione primaria e la diagnosi precoce per le patologie andrologiche soprattutto tra i più giovani, oggi in preoccupante aumento, anche attraverso il loro diretto coinvolgimento nelle scuole per tornare a svolgere visite ispettive sui ragazzi”, commenta Luigi Montano, presidente area Andrologica della Siru. “Con l’abolizione della visita di leva dal 2004, è venuto meno uno dei rari momenti di prevenzione dedicato ai giovani maschi che una volta passati alla pubertà perdono il contatto con il pediatra”, spiega Vincenzo Schiavo, presidente provinciale Fimmg Napoli. “Questa – ricorda – permetteva di diagnosticare precocemente dal 30 al 40% delle patologie fortemente legate all’infertilità: varicocele, criptorchidismo, tumori ai testicoli, fimosi, ma non solo. Tutte patologie oggi in forte crescita proprio tra la popolazione più giovane anche a seguito di inquinamento e scorretti stili di vita”.
“I medici di medicina generale – sottolinea ancora Montano – rappresentano i primi presidi di sanità pubblica sul territorio. Il loro ruolo nel contrasto ai problemi di fertilità può, e anzi deve, essere rafforzato anche attraverso un nuovo modo di incontrare i giovani, visitandoli e invitandoli a fare lo spermiogramma, oltre che a informarli su corretti stili di vista, migliorare la loro consapevolezza alimentare e migliorare altresì la loro consapevolezza sui rischi ambientali, chimici e fisici. Quale migliore luogo della scuola allora?”, conclude Montano.