(Adnkronos) –
Tecnologia e nuovi farmaci stanno portando ad una gestione del diabete sempre più efficace e sicura, con una maggiore autonomia da parte del paziente. “Tuttavia, è fondamentale la formazione dei professionisti, come dei pazienti, e garantire accessibilità alle cure, oltre che un approccio sempre più integrato e multidisciplinare, che guardi inevitabilmente agli stili di vita dei pazienti”. Lo ha detto Renato Cozzi, Medico endocrinologo e presidente dell’Associazione medici endocrinologi (Ame), in occasione del 22° Congresso dell’Ame , svoltosi recentemente a Roma.
Le ultime frontiere nel trattamento del diabete e delle sue comorbidità – informa una nota – prima fra tutte l’obesità, sono stati al centro della quattro giorni di Congresso che ha riunito circa 1.300 professionisti della salute con la partecipazione di relatori internazionali esperti nei rispettivi settori. Al Congresso, in plenaria, è stata presentata, per la prima volta in Italia, tirzepatide, la nuova molecola “che ha una grandissima efficacia in termini di miglioramento del diabete e dell’obesità – ricorda Cozzi – anche se in questo momento non è ancora stata approvata per la terapia dell’obesità in Europa, ma solo negli Stati Uniti”.
Come emerso anche nella sessione tenuta da Susan
L. Samson, presidente eletto dell’Aace, la società americana degli endocrinologi, i nuovi farmaci Glp-1 receptor agonist mostrano risultati straordinari nel paziente diabetico di tipo 2 perché, riducendo il peso corporeo, normalizzano o riducono i valori della emoglobina glicosilata, permettendo di conseguenza, nel paziente in terapia insulinica, di ridurre il dosaggio o addirittura di sospenderne l’assunzione. Si tratta di “un traguardo che fino a qualche anno era impensabile – commenta Cozzi – che supera i tradizionali trattamenti basati sulla riduzione delle glicemie del paziente attraverso l’aumento della dose di insulina che, nel paziente con diabete di tipo 2, voleva dire farlo ingrassare e farlo andare in ipoglicemia”.
Accanto a farmaci innovativi, anche le nuove tecnologie stanno contribuendo a cambiare radicalmente l’approccio terapeutico al diabete. Nuovi sensori sempre più avanzati permettono un controllo più stabile della glicemia, una minore incidenza delle ipoglicemie, e un miglioramento complessivo della qualità della vita delle persone affette, garantendo sempre più autonomia nella gestione della patologia. In questo contesto però, “risulta fondamentale – continua Cozzi – un aggiornamento continuo e puntuale dei professionisti della salute necessario, inoltre, alla formazione dei pazienti”. Proprio all’educazione in materia di tecnologie e nuovi approcci alla patologia è dedicato il corso di formazione a distanza (Fad) ‘Diabete 2.0: tecnologie innovative per il monitoraggio e l’educazione del paziente’, presente sulla piattaforma di Consulcesi Club (13,5 crediti Ecm). Del resto, l’aggiornamento scientifico si conferma una priorità del Congresso Ame che quest’anno ha visto un programma particolarmente ricco e articolato con 8 letture plenarie, 13 simposi, 7 incontri con esperti e 13 minicorsi ripetuti, per garantire la partecipazione di tutti i delegati.
Da segnalare, tra le novità della 22sima edizione, sempre all’insegna della formazione e del confronto, un incontro con la Società europea di endocrinologia. “Il simposio congiunto con gli esperti europei – sottolinea Cozzi – è nato dalla consapevolezza di voler approfondire e diffondere anche tra gli specialisti italiani le nuove Linee Guida europee relative alle nuove strategie terapeutiche del microcarcinoma tiroideo e all’incidentaloma surrenalico, oltre che dalla volontà di offrire ai circa 850 giovani soci Ame, sui 2.500 complessivi, la possibilità di confrontarsi con i comportamenti in ambito endocrinologico degli altri paesi dell’Europa, nell’ottica di una grande comunità scientifica”.
Ampio spazio è stato inoltre dedicato alle tematiche più emergenti, come la Medicina di genere, la disforia di genere e l’efficace riduzione degli eventi cardiovascolari nei pazienti obesi o in sovrappeso ottenuta dalla semaglutide, “farmaco di cui nel nostro Paese si parla da anni – osserva il presidente Ame – senza però vedere la sua commercializzazione per la terapia dell’obesità, mentre viene usata ampiamente per la terapia del diabete di tipo 2. La speranza non è soltanto che i nuovi farmaci per l’obesità, e di conseguenza per il diabete, arrivino anche in Italia, ma soprattutto che saranno disponibili – conclude Cozzi – per i pazienti che ne hanno più bisogno, dunque riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale”.