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Gastroenterologa Bezzio: “Nuovi farmaci per contrastare la colite ulcerosa”

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(Adnkronos) – “Abbiamo a disposizione diverse armi terapeutiche per contrastare la colite ulcerosa. Soprattutto negli ultimi anni la ricerca scientifica ha fatto veramente dei passi da gigante. Ci ha consentito di avere nuovi farmaci approvati anche in Italia per il trattamento di queste malattie” infiammatorie dell’intestino. Lo ha detto Cristina Bezzio, gastroenterologa presso l’Istituto Humanitas di Rozzano, oggi a Milano alla presentazione di ‘Voci di pancia’, la campagna di sensibilizzazione promossa da Lilly con il patrocinio di Amici Italia, Ig-Ibd e Efcca per rompere il muro dell’imbarazzo, promuovere un dialogo aperto sulla patologia e influire positivamente sul benessere dei pazienti. 

“La colite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica intestinale caratterizzata da periodi di remissione e di riacutizzazione – spiega Bezzio – Ovviamente l’obiettivo nostro e quello delle terapie è quello di mantenere il più a lungo possibile la remissione, in modo che chi ne soffre possa fare una vita assolutamente normale. Nei periodi di riacutizzazione, però, possono comparire dei sintomi che possono avere un impatto assolutamente negativo sulla qualità della vita di chi ne è affetto. Questi sintomi sono, in particolare, il sanguinamento rettale e la diarrea, la comparsa di urgenza e impellenza di andare in bagno. In Italia ne soffrono circa 150mila persone. L’incidenza è in aumento anche in quei Paesi che stanno assumendo delle abitudini di vita occidentali come ad esempio la Cina o il Sudamerica”. 

La malattia crea spesso forte imbarazzo in chi ne è affetto, ma può essere affrontata con il supporto di uno specialista. “La figura di riferimento è il gastroenterologo – sottolinea Bezzio – si occupa di queste malattie in un centro specializzato nella cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali. Questo perché è giusto che la malattia venga monitorata, che le terapie vengano fatte in maniera efficace e, quando è necessario, che ci sia un monitoraggio. Questo avviene sia dal punto di vista biochimico, con gli esami del sangue, sia dal punto di vista endoscopico”. 




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