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Tumori, in Italia per la prima volta al mondo robot Symani usato in area cervico-facciale

Tumori, in Italia per la prima volta al mondo robot Symani usato in area cervico-facciale

(Adnkronos) – Per la prima volta in Italia e nel mondo il 5 novembre alla Casa di cura San Michele di Maddaloni (Caserta) sarà usato il robot Symani per un intervento di chirurgia testa-collo in campo oncologico. L’evento, che è prima assoluta nel campo della robotica microscopica, vedrà la partecipazione di esperti di levatura internazionale, sia in presenza che in videocollegamento. L’intervento sarà finalizzato alla liberazione del nervo facciale di un paziente con un tumore della parotide, ghiandola salivare che è sempre più frequentemente interessata da neoplasia. Dietro questo evento multidisciplinare e all’avanguardia c’è la visione e l’intuizione di Vito Del Deo, responsabile Chirurgia maxillo-facciale della Casa di cura San Michele, docente di Anatomia Clinica testa-collo al corso di laurea in Medicina in lingua inglese dell’Università Cattolica di Roma e docente di Anatomia Clinica testa-collo alla Facoltà di Medicina dell’Università del Maryland negli Usa.  

“Parteciperanno personalità di rilievo della chirurgia specialistica europea – racconta all’Adnkronos Salute Del Deo – quali il professor Henning Wieker dell’Università di Kiel (Germania), considerato uno tra i massimi esperti utilizzatori in Europa e nel mondo del Symani, con finalità ricostruttive in campo oncologico maxillo-facciale; sempre in presenza ci saranno i colleghi delle Scuole di Specializzazione di Chirurgia Maxillofacciale, il professor Gianpaolo Tartaro dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, il professor Giovanni Dell’Aversana Orabona dell’Università Federico II di Napoli, professor Pasquale Piombino dell’Aco di Caserta, il professor Mattia Todaro per l’Università Cattolica di Roma. In collegamento ‘live’ il Professor Asit Arora, leader della chirurgia robotica Orl/ testa-collo nel Regno Unito dal Guy’s and St.Thomas University Hospital di Londra, il professor Alessandro Moro e Giulio Gasparini della Scuola di Specializzazione di Chirurgia Maxillofacciale dell’Università Cattolica di Roma, il professor Valentino Valentini della Scuola di Specializzazione di Chirurgia Maxillofacciale dell’Università Sapienza di Roma e Stefano Paulli della Chirurgia Maxillofacciale di Legnano (Mi)”.  

“Questo evento – continua Del Deo – impernia sulle potenzialità della chirurgia robotica con applicativo microchirurgico, da non confondere con l’approccio mininvasivo. Infatti il termine ‘microchirurgico’ indica l’esecuzione di una metodica in visione ultra-amplificata con l’intento di ridurre i rischi di lesione, correlati alla manipolazione chirurgica, di tessuti e di strutture anatomiche, mentre il termine “mininvasivo” indica l’esecuzione di una incisione chirurgica ridotta al minimo”.  

Verrà usato il robot Symani, un sistema robotico per microchirurgica ‘made in Italy’, visto che l’azienda Mmi nasce a Pisa dove è ancora presente il quartier generale e il laboratorio di ricerca e di sviluppo. “Symani, ad oggi, è l’unico sistema robotico in campo micro-chirurgico in grado di ottimizzare la capacità del chirurgo di manipolare a scopo ricostruttivo e resettivo strutture anatomiche molto piccole e delicate – ricorda Del Deo – Il robot Symani collocato al tavolo operatorio, riceve il controllo da parte del chirurgo operatore da una consolle composta da una sedia pilota munita di controllo elettromagnetico ed un sistema di magnificazione visiva tridimensionale composto da uno schermo di 55 pollici che riceve le immagini dal campo operatorio ottenute da un esoscopio ‘Orbye – Olympus’ a realtà aumentata. Il chirurgo, l’aiuto e lo strumentista, muniti di appositi occhiali polarizzati, possono così visualizzare i più piccoli dettagli amplificati di 36 volte sullo schermo ed utilizzare micro-strumentazione e supermicro-strumentazione”. 

“Oggi Symani è usato in 15 strutture ospedaliere in Europa e in 4 in Italia, ma noi saremo i primi in Italia ad usarlo nella chirurgia oncologica testa-collo – precisa Del Deo – con l’intento di liberare il nervo facciale dal tumore della ghiandola parotide, minimizzando l’insulto chirurgico al nervo stesso, ottimizzando e velocizzando la ripresa funzionale della mimica facciale. Metteremo in risalto le potenzialità del Symani nella metodica dissettiva smussa, utilizzando strumenti microscopici roboticamente assistiti invece dei classici strumenti in manovra macroscopica. Ad oggi, l’applicazione ordinaria del Symani è già riconosciuta ed affermata in chirurgia ricostruttiva per l’esecuzione di anastomosi microvascolari (collegamenti tra piccolissime arterie e vene ) per il trasferimento di lembi (tessuti da trasferire e trapiantare per ricostruire aree asportate ) ma noi intendiamo dimostrare che il Symani può essere utilizzato anche nelle metodiche dissettive”.  

Come è nata l’intuizione di poterlo usare nella chirurgia oncologica testa-collo? “L’intuizione l’ho avuta durante la mia prima esperienza simulativa con il Symani presso il centro simulativo ABMedica di Milano – risponde Del Deo – In quella occasione, osservando il range di micromovimenti che gli strumenti microscopici potevano effettuare variando la direzione degli stessi come se fossero i classici strumenti utilizzati ordinariamente per la dissezione smussa, mi si è sviluppata la visione dell’effettiva e reale abilità del sistema in modalità dissettiva. La cosa che più mi ha entusiasmato e che mi ha spinto a voler esplorare le possibili evoluzioni di questo sistema robotico è stata l’immediata collimazione con il collega tedesco Wieker sulla visione del tipo di intervento in cui idealmente si sarebbe potuta esprimere la reale capacità dissettiva del Symani. Ancor più entusiasmante è stato venire a conoscenza direttamente dalla azienda Mmi, e dopo il loro riscontro delle motivazioni per il mio entusiasmo condiviso con il collega Wieker, che questa ‘visione’ sarebbe presto diventata realtà in quanto la strumentazione dedicata per eseguire le manovre microdissettive, con strumenti propriamente da taglio, era in fase di ideazione e sviluppo; dunque inconsapevolmente, io ed il collega Wieker stavamo già, con la nostra visione, percorrendo quanto il Symani sarebbe stato capace di eseguire nel vicino futuro. L’obiettivo – avverte – è mettere in risalto le capacità funzionali multivalenti del Symani, che finalmente potrà esprimere, a vantaggio del paziente, abilità chirurgica a 360 gradi con applicazioni microricostruttive e microdissettive nel rispetto ottimale delle strutture anatomiche più nobili”.  

La Casa di Cura San Michele è una struttura convenzionata a valenza ospedaliera da tre anni in rete oncologica regionale anche per il trattamento chirurgico delle malattie oncologiche del distretto facciale, cavo orale e collo. “Siamo orgogliosi di essere parte della rete Oncologica, un passo importante per garantire cure sempre più efficaci e umane ai pazienti – afferma il presidente della Struttura, dottore Crescenzo Barletta – Possiamo certamente esprimere, con orgoglio, la nostra soddisfazione per il contributo che diamo nell’abbattimento delle liste d’attesa, perché ogni paziente, soprattutto se oncologico, merita trattamenti tempestivi e di qualità”.  

“Ogni giorno lavoriamo per garantire che i pazienti ricevano le cure di cui hanno bisogno, quando ne hanno bisogno – afferma il direttore sanitario, dottoressa Luisa Caliendo – la qualità delle cure e l’attenzione dedicata ad ogni singolo caso ha reso la nostra Struttura punto di riferimento anche per pazienti provenienti da fuori Regione. Nelle nostre équipe mediche possiamo annoverare medici di grande esperienza come Vito Del Deo, che lavora con noi da quasi 20 anni e che ha portato con sé competenza e approccio umanistico nella cura dei pazienti, appresi negli anni di formazione professionale di alto livello svolti sia nel Regno Unito che negli Usa. Oggi con questo intervento così innovativo il professor Del Deo ci ha resi parte attiva di un nuovo e straordinario traguardo che apre una nuova strada al futuro della chirurgia robotica”. 

“È mia opinione che il giovane chirurgo che intenda intraprendere il percorso formativo in chirurgia robotica debba prima acquisire sufficiente esperienza in chirurgia tradizionale in quanto i sistemi robotici non consentono all’operatore di percepire direttamente le deformazioni dei tessuti e delle strutture sotto il controllo dello strumento robotico – conclude Del Deo – Pensando poi a come si prevede che possa avvenire in un prossimo futuro, l’accoppiamento tra i sistemi robotici ed l’intelligenza artificiale, invito a riflettere che un’intelligenza artificiale è priva di coscienza, elemento fondamentale di cui solo l’uomo è provvisto, e dunque ricordiamoci che noi medici non agiamo solo secondo scienza, ma anche secondo coscienza”. 




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