
(Adnkronos) –
L’assessore alla Sanità del Piemonte al convegno di Motore Sanità: “Sarà una carta bipartisan. Dobbiamo prevedere fonti di finanziamento diretto e puntare su assistenza, prevenzione e diagnosi precoce”
Torino, 7 marzo 2025 – Un approccio concreto e condiviso, con il coinvolgimento delle associazioni e un lavoro bipartisan in Commissione Sanità, per mettere al centro del prossimo piano sociosanitario del Piemonte l’Alzheimer e il disturbo neurocognitivo, con investimenti mirati per l’assistenza, ma anche per la diagnosi precoce e la cura.
È questo il messaggio dell’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi, intervenuto al convegno “Nuove sfide per il disturbo cognitivo. Traiettorie da esplorare” organizzato oggi da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Lilly e di Project Way e il patrocinio di Asl CN1, Asl To3, Città della Salute de della Scienza di Torino, Alzheimer Piemonte Odv, Associazione Alzheimer Asti Odv, A.M.A, Fimmg. Un evento che ha visto la partecipazione dei massimi esperti, ma anche dei rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni, con gli interventi del presidente della Commissione Sanità, Luigi Icardi, e dei Consiglieri della IV Commissione Sanità, assistenza, servizi sociali, politiche degli anziani Consiglio Regionale del Piemonte, Paola Antonetto, Alberto Avetta, Gianna Pentenero e Laura Pompeo.
Riboldi ha esordito rivolgendosi ai rappresentanti delle associazioni presenti in sala. “Necessitiamo di un contributo importante da parte vostra – il suo appello – affinché la stesura del nuovo piano sociosanitario non sia una semplice carta di desiderata della sanità futura, ma la carta d’identità di quello che dovremo fare e chiunque si troverà nel mio ruolo dovrà fare nei prossimi 20 anni”. L’ultima versione del piano risale al 1995. “E oggi – sottolinea Riboldi -, c’è la necessità di scrivere una carta completamente nuova, che – afferma rivolgendosi alla collega Gianna Pentenero, seduta al tavolo accanto a lui – faremo in modo bipartisan all’interno della IV Commissione Sanità, con un gruppo di lavoro specifico all’interno della Commissione per la revisione generale del piano”.
Un piano in cui “dovremo dare grande spazio a prevenzione e diagnosi precoce”, ha chiarito l’assessore alla Sanità. Che poi ha sottolineato come la convinzione che “ci fosse solo” la possibilità di fornire “accompagnamento e assistenza come soluzione possibile per i disturbi di carattere neurocognitivo è pienamente confutato”. E quindi “la Sanità regionale deve andare nella direzione della diagnosi precoce e della possibilità di cura”.
Il Piemonte – ha ricordato l’assessore – “è una delle Regioni con l’indice di invecchiamento più elevato”. Con tantissimi anziani affetti da patologie croniche a cui, in molti casi, si aggiunge una forma di disturbo neurocognitivo. “E’ una sfida globale – ha detto Riboldi – su cui c’è un grande investimento del mondo scientifico”. Una sfida “che il Piemonte ha compreso in anticipo, iniziando a lavorare anche a livello di comunità locali”. E l’assessore cita l’esempio della sua Casale Monferrato. “Intercettammo l’esigenza – ha ricordato – soprattutto delle famiglie, di avere un centro diurno vero, performante, dove si potessero accogliere persone con disturbi neurocognitivi e demenze in genere, riuscendo a creare, a spese di fondazioni private e dell’amministrazione comunale, un centro diurno che rappresenta una presa di coscienza della comunità locale dettata dalla conoscenza diretta delle situazioni dei famigliari, occupandosi della parte di cura legata all’assistenza”. Nel centro di Casale “l’angolo delle macchinette del caffè si chiama tisaneria, l’angolo lettura si chiama giornalaio, la mensa si chiama ristorante, i corridoi riproducono le vie commerciali della città e chi lo frequenta non è parcheggiato in luogo triste, ma rivive una nuova gioventù all’interno di una comunità che gli ricorda i luoghi in cui ha davvero vissuto la propria vita prima della malattia”.
I 19 centri regionali (CDCD, ndr), ha ragionato l’assessore, “funzionano bene e nello scorso anno hanno preso in carico circa 20mila pazienti”. E quest’anno “si sono messi a disposizione come finanziamento diretto circa 2.300.000 euro per potenziarli e raggiungere più pazienti, oltre al finanziamento delle aziende sanitarie regionali”.
Il piano sociosanitario “ha necessità di prevedere fonti di finanziamento diretto”.
E “non si può pensare di continuare a tenere la tematica del disturbo neurocognitivo all’interno di aree più ampie”. Quindi “occorre individuare, anche all’interno delle aziende sanitarie regionali, dei capitoli di finanziamento diretto che sostengano l’attività dei Centri per i disturubi congnitivi, ma anche finanziamenti diretti alle comunità locali per azioni nei centri diurni, assistenza, formazione”. Affinché, dedicando capitoli e risorse specifici nel piano, “si creino centri diurni, community dementia friendly diffuse, facendo tutto quel lavoro che consenta poi alla scienza medica di potersi dedicare alla cura sapendo di essere supportata non solo dal Servizio sanitario regionale, ma dall’intera comunità regionale”.
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