“Per i siciliani, i catanesi in particolare, il vulcano resta ‘A Muntagna’, presente nella fraseologia e nel titolo di ‘Mamma Etna’. Ciò significa che maschile e femminile per Etna sono sostanzialmente equivalenti nella lingua italiana e possono essere lasciati alla scelta (o al condizionamento, all’abitudine) del parlante senza necessità di rigide indicazioni normative”. Così l’Accademia della Crusca risponde ai molti lettori che chiedono alla secolare istituzione fiorentina che custodisce il ‘tesoro’ della lingua italiana se Etna sia maschile o femminile. I lettori siciliani, o almeno coloro che vivono nell’area del vulcano, lo chiamano ‘a Muntagna’ e per loro “sentirla chiamare al maschile è inaccettabile”; altri lettori, non siciliani, notano che l’Etna è un vulcano e, di conseguenza, dovrebbe assumere il genere maschile.
Il linguista Enzo Caffarelli sul sito internet dell’Accademia della Crusca, come riporta l’Adnkronos, offre un’articolata risposta. “Il nome d’origine greca del più alto vulcano attivo d’Europa non presenta un genere sicuro”, spiega. Il nome di origine araba con cui fu individuato nel Medioevo, Mongibello, era maschile, per il primo elemento formante, ‘mons’ abbinato alla voce araba ‘gebel’ ‘monte’ ancora una volta. Si trattava, di un classico esempio di tautologia toponimica (oronimica), addirittura duplice nell’espressione “il monte Mongibello”. Ma da secoli, poi, nel dialetto e nelle tradizioni popolari della Sicilia orientale, l’Etna è “A Muntagna” per antonomasia, dunque femminile.
“Ci troviamo di fronte, come quasi sempre nel caso dei nomi di luogo, a una voce il cui genere è perlopiù determinato dal denotato generico – scrive Enzo Caffarelli, studioso di onomastica, la disciplina che analizza l’origine dei nomi – voce del lessico comune, che classifica il toponimo (oronimo o idronimo o geonimo che sia)”. Che cosa è l’Etna? Un monte e un vulcano. Dunque, nonostante l’ellissi dell’uno e dell’altro, cioè la loro omissione nel chiamare l’Etna, questo risulta maschile. Ma se sottintendiamo ‘la montagna’, allora diventa femminile.
Il femminile è attratto anche dalla -a finale dell’oronimo; le parole dell’italiano terminanti in -a risultano femminili in rapporto di quasi 9 a 1. Salvatore Claudio Sgroi ha dimostrato (“Per una grammatica ‘laica’, Torino, Utet 2010) che l’86,8% dei nomi uscenti in -a presenti nel Dizionario della lingua italiana di Tullio De Mauro (Paravia, 2000) è femminile.
Una rapida escursione tra le pagine di Google conferma l’alternanza. La stringa “l’Etna è piena di neve” (10 risultati) è più frequente (ma i valori sono bassi) della maschilizzazione “l’Etna è pieno di neve” (1 risultato). Se proviamo con altri aggettivi, come “l’Etna è pericolosa/o” (femminile 5 occorrenze / maschile 8) o “l’Etna è bellissima/o” (femminile 7 risultati / maschile 10), le occorrenze tra i due generi sono più equilibrate. Ma se chiediamo le presenze in rete di Etna associato a (è) stato/stata (m. 12.700 risultati / f. 11.200), la situazione sembra chiaramente a favore del maschile. Nettissima è la maggior frequenza della frase “l’Etna è attivo” (1.110 risultati) rispetto a “l’Etna è attiva” (appena 4).
(Paolo Martini/Adnkronos)