Cari lettori, vorrei analizzare con voi alcuni aspetti che riguardano la professione del dentista, soggetta a molti luoghi comuni.
Esercito la mia professione di medico chirurgo/ odontoiatra da oltre 35 anni, mi definisco un medico orale. Nella mia lunga carriera, ho messo sempre al primo posto il benessere del paziente, scegliendo sempre, e dico sempre, la terapia più adatta per quel paziente in quella situazione.
Con un po’ di nostalgia, mi ricordo che il medico una volta aveva l’autorevolezza data dalla conoscenza, quindi quando proponeva una terapia, il paziente l’accettava sempre, dando per scontato che il medico avrebbe risolto il problema.
D’altronde se noi abbiamo la macchina guasta, dove la portiamo? Dal meccanico, dando per scontato che la sappia aggiustare.
Oggi è un pò diverso, il cambiamento sociale e la globalizzazione, hanno portato tutti ad avere più informazioni, a contestare e mettere in discussione qualsiasi proposta terapeutica, (ovviamente il mio discorso si riferisce al mondo dell’odontoiatria, che conosco molto bene, perché per problematiche di salute più importanti, che riguardano per esempio il rischio di perdere la vita, il paziente si affida più facilmente al medico).
I pazienti cercano e si informano in rete per qualsiasi cosa, ma purtroppo quello che gli sfugge, è che l’informazione è diversa dalla conoscenza acquisita da anni di studi.
A tutto questo bisogna anche aggiungere che la mia professione di odontoiatra, ha subito una certa commercializzazione, con l’avvento delle cliniche low cost, apparentemente più convenienti per i costi.
Purtroppo non è cosi, c’è molto fumo in queste proposte terapeutiche/commerciali.
Cercherò di spiegare.
Questi centri, chiamati impropriamente cliniche, (le cliniche sono solo quelle universitarie, dove insegnano e ricoverano i pazienti), seguono la logica del profitto, perché sono gestite da società di capitali. Purtroppo questo business ha preso piede anche per una scelta politica, i costi di questa branca medica sono troppo alti, quindi il servizio sanitario non li copre, o li copre in minima parte, ecco che si è palesato il business per le società di capitali, e anche per finanziatori di altro tipo.
Le prestazioni offerte sono più rapide e standardizzate, anche a discapito della biologia, dei tempi di guarigione che sono fondamentali per la riuscita di una terapia nel lungo tempo. Nella mia lunga carriera ho visto troppo volte terapie proposte che promettevano denti bianchi e belli, che si rivelavano di breve durata, al posto di denti magari brutti ma ancora funzionali, che la natura aveva messo li da tempo e che sicuramente ancora sarebbero durati tanti anni.
Nessun libero professionista che sia eticamente corretto, antepone il suo profitto al benessere del paziente, certo deve guadagnare, nessuno lavora gratis, ma la differenza con le situazioni sopra citate è che il dentista libero professionista deve investire anticipando grossi capitali per poter esercitare, senza nessuna garanzia che lo studio poi renda, e in più c’è anche quello che gli esperti chiamano rischio di. impresa. Inoltre deve investire continuamente nella formazione, nelle nuove tecnologie, autorizzazioni sanitarie, controlli annuali o biennali delle attrezzature, carte, carte e poi ancora carte , che necessitano di una persona che se ne occupi, altrimenti non riesci più a fare il dentista.
Però ogni terapia offerta al paziente è una terapia studiata e ragionata per quel paziente. Non può e non deve competere con il mercato globale delle low cost,
Per riuscire a salvare i denti, ci vogliono dentisti che sono dalla parte dei denti, dentisti che investono nella loro formazione per avere le competenze necessarie per fare a volte dei miracoli.
Come un po’ i vecchi tecnici di una volta che erano in grado di riparare il guasto di un elettrodomestico o del televisore.
Oggi ti dicono di sostituire il televisore.