Quando l’incontro avviene durante una passeggiata in un giardino umido di rugiada, l’incontro diventa magico e si vedono persone e natura come mai era accaduto prima: saranno persone che “necessariamente” instaureranno un legame? Entrando in Dendron (spazio interculturale bucolico il cui custode è Valerio Valino), la psicologa Roberta Curatolo, esperta di socioplay di matrice moreniana (Jacob Moreno è “l’inventore” dello Psicodramma), ci ha condotto durante una meravigliosa domenica ad apprendere i parametri di tale tecnica. L’idea di condurre un workshop in campagna è sicuramente molto originale ma altrettanto rischiosa in quanto è possibile perdere l’attenzione del gruppo inficiando i benefici della tecnica moreniana. Ma l’umanità, l’empatia a la professionalità della dott.ssa Curatolo ci hanno permesso di restare un gruppo, interessando e intessendo le nostre emozioni più profonde. Durante le due sessioni, si sono susseguiti diversi accadimenti. La prima sessione incentrata sull’incontro si è svolta durante la mattina e ha permesso la fuoriuscita di emozioni per entrare in contatto e far fluire un’energia sorprendente carica di generose e sensibili premesse. L’energia positiva ci ha accompagnato durante il genuino buffet biologico, consumato all’aperto, a cura di Dendron. Con la seconda sessione svoltasi nel pomeriggio si è instaurato il legame in un ambiente riparato, una serra di rose, dove le sedute fatte di fieno e la fitta pioggia autunnale ci hanno permesso di vivere una profonda esperienza intimistica tra persone, o meglio anime, fino alla mattina sconosciute.
Carlo Martinens psicologo: “Da un punto di vista psicologico, che cos’è l’incontro? La tesi che sta alla base di tale approccio consiste nel fatto che quando ci disponiamo alla conoscenza di una persona nuova, questa conoscenza si esplica attraverso l’intreccio di sensi, letterali, emotivi, chimici, che costruiscono il sostrato della relazione, e non consiste in un processo unilaterale di espressione personale e caratteriale. E il legame? Il passaggio al legame è strettamente legato al vissuto. Devo condividere esperienza per far sì che quell’intreccio di sensi, che può farmi apprezzare una persona ma non per questo provare un affetto più profondo, diventi legame capace di creare una relazione “completa”, cioè che abbia una certa stabilità. Inoltre entrare in un personaggio che ci è stato appena raccontato implica inevitabilmente porsi degli interrogativi che non ci si era posti in precedenza da cui scaturiscono ulteriori nostre considerazioni, ma può anche significare di ritrovarsi coinvolti più di quanto potessimo immaginare; oppure rifiutare quel ruolo perché non ce lo vediamo addosso, come un vestito scomodo che non ci dà pace; o ancora, penetrare empaticamente nella storia dell’altro e guidati dall’amore per i nostri simili fare di tutto, nel nostro immaginario, per sostenere la parte al nostro meglio; ma anche sentirsi trascinati, invasi e a volte devastati. È da tutto questo che scaturisce la potenza dello psicodramma come strumento terapeutico”.
Ma sentiamo direttamente l’ideatrice dell’incontro: “Il mio socioplay è nato da anni di studio e lavoro sulle dinamiche relazionali, dalla mia pratica clinica centrata sullo psicodramma e dalla mia volontà di fornire alle persone uno strumento di espressione, una modalità che è l’opposto del “reprimere”. I membri del gruppo hanno potuto infatti superare la soglia del “non detto” attraverso l’azione che è il nucleo centrale di ogni mio workshop psicologico. Siamo partiti da due temi centrali: l’incontro e il legame, per poi giungere a un esame più ampio sul gioco delle interazioni emotive in un percorso che va dall’infanzia all’età adulta. Colgo l’occasione per ringraziare chi con curiosità e sensibilità vi ha preso parte permettendo di far emergere ed elaborare riflessioni cliniche per poter generare nuove opportunità di approfondimento”.