Al suo secondo film, Jordan Peele, regista del bellissimo “Get Out”, regala un’altra intrigante esperienza visiva con “Us/Noi”.
Il tema è quello del “doppelgänger”, del nostro doppio, della nostra ombra, del nostro “Altro” terrificante.
Mi limiterò a rimarcare le cose che più mi hanno colpito (non farò una vera a propria recensione), e suggerisco pertanto di leggere oltre solo a chi ha visto il film, onde evitare problematiche di spoiler.
(NON LEGGETE OLTRE SE NON AVETE VISTO IL FILM E AVETE INTENZIONE DI ANDARLO A VEDERE).
– I “tethered” sono il frutto di un esperimento governativo di clonazione, poi fallito e abbandonato nel tempo, una sorta di comunità zombie relegata nel sottosuolo nei pressi di Santa Cruz; sono copie degli “originali” non alfabetizzate e costrette a vagare senza uno scopo nei sotterranei.
– I conigli sono il principale nutrimento dei tethered: allevati in serie, sono una metafora della stessa condizione dei reietti, e dal punto di vista simbolico rappresentano una parte della matrioska della metafisica della realtà, o meglio, l’alienazione del soggetto di fronte alla frattura del Reale che cede e collassa sotto la pressione dell’Iperreale (il riferimento è anche a “Rabbit”, la sitcom di David Lynch).
– Il tema del doppio è presente in vari momenti simbolici del film. Ad esempio, la sveglia che segna le 11:11, il riferimento all’uomo col cartello su cui è riportata la scritta “Jeremiah 11:11”.
– La maglietta rossa e il guanto dei tethered ricordano la “divisa” di Michael Jackson del 1986, inoltre la piccola Adelaide indossa la maglietta di “Thriller”: il riferimento alla natura ambigua e duale della popstar – tra il Neverland Ranch e l’orrore della pedofilia – pare evidente.
– Gli occhi dell’Altro, del tethered sono terrificanti perché “sartriani”: “l’inferno sono gli altri” e il forcone è lo sguardo, ciò che ci mette nudo e rende non più soggetti ma oggetti indistinti e travolti dall’immane angoscia esistenziale (“io sono come gli altri mi vedono”), angoscia che qui trova solidificazione, rappresentazione fisica e violenta che si fa corpo e materia. Il “Noi” di Peele è terrificante nello sguardo spaventoso dell’altro-me, ed in questo senso è un horror di altissima levatura.
– Il doppio di Adelaide è l’unico tethered a poter parlare perché, come si comprenderà nel meraviglioso finale, lei è l’originale vittima dello scambio del 1986.
– Il finale con la catena di tethered è un evidente capovolgimento della campagna “Hands Across America”, come evidente dalle immagini che scorrono alla tv nelle prime scene.
(Ci sarebbe molto altro da notare, mi limito a questi punti).
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