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“Alita”, di Robert Rodriguez

Raramente il riadattamento cinematografico di un fumetto mi ha così entusiasmato. E’ il caso di “Alita” di Robert Rodriguez, supervisionato dal Deux Ex Machina James Cameron e tratto dal capolavoro dell’opera di Yukito Kishiro. Non era semplice tentare un’opera di sintesi di una saga di dieci volumi oggetto delle mitizzazioni dei fan di due generazioni.
La splendida realizzazione tecnica dell’opera trova suggello nella caratterizzazione della protagonista principale, i cui occhi rappresentano gli oceani interni che si aprono verso le regioni ancestrali dell’umano. Alita è una sintesi cyborg di Anima e Corpo, il perfetto connubio energetico tra Forza e Psiche, un vero e proprio “Angelo della Battaglia”. Battaglia di corpi ma soprattutto lacerazione di sentimenti che forse avrebbero necessitato di uno scavo più profondo.
Il film eredita le peculiarità simboliche e psicologiche del manga – la città galleggiante si chiama “Zalem”, Dyson Ido (Christoph Waltz) è il padre adottivo che adatta il corpo della figlia defunta ad Alita, ecc. -, e sviluppa una certa metafisica dell’Alto cui fa da contraltare il mondo del Basso, della “Iron City” che richiama la materia del ferro e l’enorme discarica in cui viene ritrovato il corpo mutilato di Alita (da ricordare “GUNNM Memories of Mars” il videogioco del 1998 che narra le vicende della risalita di Alita su Zalem, ma anche la poetica di un gioco come “Bioshock – Infinite”).
I presunti difetti dell’opera sono comunque fisiologici e dettati dalle necessità logistiche d’una riduzione della narrazione per un’opera di blockbuster.
Le tematiche di “Alita” evocano tematiche di surreale mobilità sociale (ricordiamo, nel merito, anche i recenti “Hunger Games”) dove le uniche possibilità di riscatto sono affidate alla straordinarietà dell’imprese dei campioni del “Motorball”, con l’obiettivo di assurgere alle superne regioni della città degli eletti.
Rimangono, indelebili, lo splendore delle immagini e delle atmosfere, nonché la fascinazione suscitata da questa piccola e stupefacente Frankenstein di nome Alita.
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