CATANIA – «Occorre rafforzare la sinergia tra le aziende ospedaliere, le università e le categorie di pediatri per migliorare e potenziare il settore delle “cure primarie”, quell’insieme di servizi sanitari erogati dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta. Dobbiamo attrarre i giovani specializzandi, mostrare loro questa realtà promuovendo gli aspetti scientifici e le professionalità dei pediatri di famiglia». Con queste parole Paolo Becherucci, presidente della Società italiana delle Cure primarie pediatriche, ha aperto ieri pomeriggio, nell’aula magna del Palazzo centrale dell’Università di Catania, i lavori della nona edizione del congresso nazionale della Sicupp.
E proprio sugli specializzandi si è soffermato il rettore Francesco Priolo evidenziando «come in piena pandemia, in una situazione di emergenza, abbiano svolto un ruolo fondamentale insieme ai medici più esperti vivendo una forte esperienza di vita e professionale». «Una situazione che ha posto al centro la sanità e che ha permesso, in sinergia con la Regione siciliana, di fare crescere il numero si specializzandi nel nostro ateneo – ha aggiunto -. Oggi la Scuola di Specializzazione in Pediatria dell’ateneo catanese conta 100 specializzandi in più nel quinquennio usufruendo di un’ampia rete formativa cittadina e provinciale. I lavori di questi giorni del congresso vi consentiranno di confrontarvi e di approfondire ulteriormente le ricerche e diverse tematiche».
Al centro del congresso della Sicupp, nata nel 2005 e oggi conta 2.300 soci, infatti, come hanno spiegato gli organizzatori, Gaetano Bottaro e Filippo Di Forti, pediatri di libera scelta catanese, diversi argomenti pediatrici quotidiani (come la dermatite atopica, infezioni delle vie urinarie e crescita puberale) e, inoltre, di allattamento, latte, svezzamento e alimentazione nei bambini, sonno e disturbi correlati, allergologia, prevenzione, vaccinazioni e medicina di genere.
«Temi attuali sempre più oggetto delle azioni delle aziende ospedaliere per ripristinare quella “normalità” pre pandemia anche tramite l’attivazione delle Case della salute e con i fondi del Pnrr» ha aggiunto il direttore generale dell’Asp Catania Maurizio Lanza, mentre l’assessore comunale alla Sanità Giuseppe Arcidiacono ha sottolineato «l’esigenza di porre sempre più il paziente e la loro salute al centro delle politiche sanitarie». E proprio sul potenziamento della “sinergia” tra pubblico e privato e sulla rimodulazione della pediatria di famiglia e il ruolo del pediatra al fine di garantire servizi sempre più equi su tutto il territorio nazionale si sono soffermati il presidente della Federazione italiana medici pediatri Antonio D’Avino e il segretario provinciale della Federazione italiana medici pediatri Alessandro Manzoni.
In chiusura il prof. Martino Ruggieri, delegato del rettore all’Internazionalizzazione in ambito Bio-medico, prima della lectio magistralis su “Neurobiologia della differenza di genere”, tema di grande attualità medica e sociale, ha illustrato la “scuola” di pediatria a Catania. «Le sue origini sono antiche e risalgono al 1777-1778 quando Giovanni Battista Marchese tenne un primo corso di lezioni – ha spiegato alla presenza del prof. Lorenzo Pavone, unico “maestro di pediatria” siciliano nominato dalla Società Italiana di Pediatria -. Da allora è cresciuta grazie a numerosi docenti tra i quali Antonino Longo, che inaugurò la Clinica pediatrica nel 1922, e il prof. Felice Paradiso. Oggi la pediatria catanese accademica è divisa in due dipartimenti universitari (Medicina clinica e sperimentale e Scienze della formazione) e due grandi presidi ospedalieri, “Gaspare Rodolico” e “San Marco” dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Policlinico” con diverse unità operative complesse».