SIRACUSA (Adnkronos) – Ha confessato Massimo Cannone, il quarantacinquenne di Lentini, in provincia di Siracusa, fermato ieri per l’omicidio della moglie, Naima Zahir, 45enne anche lei, originaria del Marocco, avvenuto sabato. Dopo il fermo di ieri disposto dal pm – sembra che l’uomo stesse progettando la fuga – il tappezziere di Lentini, in tarda serata, ha raccontato di aver ucciso con due fendenti la donna mentre si trovava a letto.
In un primo momento, Cannone aveva sostenuto che la moglie si fosse suicidata. Tesi smentita dalle indagini condotte dalla Squadra mobile e dal commissariato di Lentini.
Massimo Cannone ha confessato alla presenza del suo avvocato di aver ucciso la moglie 45enne Naima Zahir, originaria del Marocco, sabato sera nella loro abitazione, a Lentini, nel Siracusano. L’uomo, dopo il provvedimento di fermo della Procura eseguito dalla polizia, ha chiesto di rendere delle dichiarazioni al pm chiarendo cosa è successo la sera del 12 marzo nella sua abitazione. Il tappezziere 45enne, che si trova adesso rinchiuso nel carcere di contrada Cavadonna, avrebbe sferrato due coltellate sorprendendo la donna che si trovava a letto con le cuffie alle orecchie, intenta a navigare in rete con il telefono cellulare.
Prima avrebbe dato “una ripulita” alle tracce di sangue trovate vicino al corpo della moglie e poi, invece di chiamare i soccorsi, sarebbe andato a bersi una birra. Sono alcuni degli elementi emersi dalle indagini condotte dalla polizia sull’omicidio di Naima Zahir, la quarantacinquenne marocchina trovata morta sabato nella sua casa di Lentini, nel siracusano. Ieri sera il pm aveva disposto il fermo per il marito, Massimo Cannone e, alla fine, l’uomo ha confessato.
A dare l’allarme sabato sera è stato il cognato della donna che al 112ha raccontato che in casa del fratello c’era il corpo della moglie, morta sul letto colpita da due fendenti. Immediati i tentativi del marito di depistare gli agenti, sostenendo persino che la donna si fosse “auto inferta” le ferite. Le indagini, condotte dal commissariato di Lentini e dalla Squadra Mobile, hanno immediatamente evidenziato come la scena del crimine fosse stata inquinata dal marito che ha raccontato di essere stato il primo a rinvenire il cadavere della moglie.
Inverosimili i dettagli: l’uomo ha detto di aver dato “una ripulita alle tracce ematiche conseguenti ai colpi che la moglie si sarebbe auto-inferta” e poi, anziché chiamare il personale sanitario, sarebbe andato a bere una birra per tornare sul luogo del delitto quando i soccorsi erano già sul posto.