“La siccità nel nostro territorio, in tutta la Sicilia, in tutto il nostro Paese è diventato un fenomeno insostenibile. É a rischio l’intero settore agricolo, zootecnico e forestale. Pastori e agricoltori sono nella disperazione. Non piove più da mesi e, purtroppo, le previsioni metereologiche non sono confortanti”. E’ la denuncia del Vescovo di Cefalù (Palermo), monsignor Giuseppe Marciante durante il discorso alla Città di Cefalù e alla Chiesa Cefaludense nella festa del Santissimo Salvatore. “Al Salvatore, stasera, accanto al dono della pioggia, chiediamo che le nostre coscienze comprendano come l’essere custodi del patrimonio della creazione, a partire dall’acqua, ha avuto delle ingiustificabili battute d’arresto. Ci siamo lasciati governare e “sostenere” non più dalla maternità della terra, ma da ingiustificabili omissioni, cattive pigrizie, da sporchi interessi economici e di mercato – dice monsignor Marciante – Le nostre coscienze di uomini, di cittadini e di cristiani hanno urgente bisogno di essere bagnate e irrigate dal senso di responsabilità personale e comunitario. Dalle acque che sgorgano dalla sorgente del bene comune, ultimamente sempre più difficile a trovarsi, perché coperta dalle pietre, dalle spine e dai rovi dei nostri egoismi, opportunismi e individualismi. Gesù Salvatore, illumina le nostre menti”.
“Donaci Tu quella sapienza che ci è utile per comprendere che il dramma dell’attuale situazione idrica, è aggravato da deficienze strutturali e da manutenzione carente. Si spreca oltre il 50% delle risorse idriche tra continui guasti e condutture vetuste, mentre sempre più cittadini devono fare ricorso alle autobotti il cui costo è triplicato – denuncia ancora -Nelle nostre Madonie esiste l’incompiuta diga di Blufi, un vero e proprio “monumento dello spreco”. Quest’opera avrebbe dovuto raccogliere le acque del fiume Imera e così dissetare le province che soffrono maggiormente la siccità: Agrigento, Caltanissetta ed Enna”. E aggiunge: “I lavori iniziati negli anni ’90, furono interrotti nel 2002. È stato espropriato e distrutto un patrimonio agricolo e generazioni di sapienza contadina. Si farà mai? Nel decennio 1950-1960 il sociologo Danilo Dolci condusse una appassionante battaglia: sotto il dominio della mafia, l’acqua era diventata un affare e la si elemosinava. Il sociologo fece comprendere che la lotta per l’acqua aveva un alto valore simbolico, come atto di liberazione dal potere mafioso”.
Poi conclude: “Chiediamo a Gesù Salvatore che tutti gli Enti preposti continuino la loro attenta opera di vigilanza su eventuali “speculazioni”, che possono danneggiare i cittadini, il lavoro, “il pane” di agricoltori e allevatori, il futuro di aziende e cooperative gestite dai nostri giovani”.