Roma, 2 mar. – Nelle prime ore di questa mattina, nelle province di Reggio Calabria e Messina, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria e dei Comandi Arma competenti per territorio, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di misura cautelare, emessa dalTribunale di Palmi nei confronti di 7 persone (di cui 4 in carcere e 3agli arresti domiciliari) ritenute responsabili, a vario titolo, di detenzione, vendita, acquisto e cessione di sostanze stupefacenti, come marijuana, hashish e cocaina.
L’operazione giunge all’esito di una attività investigativa condotta dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova, tra il gennaio e il luglio 2019, supportata da attività di intercettazione telefonica e ambientale. Gli sviluppi delle attività investigative hanno permesso, in breve tempo, di far luce sull’esistenza di un gruppo criminale, essenzialmente di Varapodio, dedito alla compravendita di sostanze stupefacenti del tipo hashish, marijuana e cocaina, ceduta anche al dettaglio proprio nella piazza del piccolo paese della Piana di Gioia Tauro. Diversi gli acquirenti identificati, anche appena maggiorenni, che si rivolgevano ad alcuni degli indagati per comprare la singola dose di marijuana o cocaina da consumare.
Gli indagati hanno adoperato particolari modalità organizzative per la vendita e il trasporto della sostanza, al fine di eludere eventuali controlli. In particolare, nel corso delle conversazioni intercettate, non facevano mai riferimenti alla compravendita di sostanza, ma le quantità e i relativi prezzi venivano individuati attraverso parole in codice, come ‘i minuti’ o riferimento ad ‘animali’ o altra merce da vendere. Massiccio è stato poi l’uso di servizi di messaggistica on-line, al fine di evitare chiamate tradizionali.
Spesso la sostanza stupefacente veniva nascosta in intercapedini della carrozzeria o nelle plastiche di allestimento interno delle vetture in uso per i trasporti, in modo da renderne molto più difficoltoso il ritrovamento. Alcuni degli indagati sono legati tra loro da parentela, a conferma dell’esistenza di una struttura fondata su forti ed impermeabili vincoli di sangue e di una gestione delle singole attività illecite a vocazione principalmente familiare.
(Adnkronos)