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Ztim Ztum Bang: Luca Siniscalco, “Sacralizzazioni ed Evocazioni” da “Metafisica del sesso” di Julius Evola

Tratto dalla disamina di “Metafisica del sesso” di Julius Evola con il prof. Luca Siniscalco procediamo al quinto capitolo esattamente a questi paragrafi: il matrimonio come “mistero” nel mondo della tradizione, dove chiarisce come la famiglia nel mondo tradizionale non fosse tanto intesa come un’associazione naturale, su base quindi biologica, e neppure come si sarebbe poi concepito a partire dalla modernità una forma di contratto, quindi una struttura giuridica; il cristianesimo e la sessualità; la prostituzione sacra e le ierogamie.

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Il capitolo che affrontiamo oggi rappresenta, come giustamente dicevi, un ulteriore approfondimento del tema centrale della ricerca che Evola conduce in questo saggio del 1958 e rappresenta un livello di analisi più incentrata sulle dinamiche culturali in cui le forme della metafisica del sesso si incarnano. Evola, dopo aver passato in rassegna la tematica in alcune sezioni, su un piano puramente integralmente ontologico, metafisico, poi da un punto di vista fenomenologico, analizzando come la dimensione dell’ero sacro si sia coagulata in alcuni archetipi maschile e femminili, quindi passando dal piano dell’uno al quello della dualità e ad un livello della pluralità delle manifestazioni concrete di questi archetipi che non sono solo due, maschile e femminile, ma come abbiamo visto si declinano in varie tipologie e ancora dopo aver trattato nel quarto capitolo la simbolizzazione mitico-religiosa all’interno di divinità specifiche di questi archetipi, si trova in questa sezione a trattare di una serie di processi o di complessi culturali, sociali o rituali all’interno del quale questa dimensione della sacralità di Eros viene appunto sacralizzata ed evocata, ossia resa accessibile all’esperienza umana. Evola quindi cerca di analizzare in particolare come all’interno di una civiltà tradizionale, ossia premoderna e dominata dalla centralità del principio sacro e metafisico all’interno della strutturazione dell’esperienza dell’uomo, l’incontro con questi archetipi fosse reso possibile.

 

E qui Evola si pone in primo luogo un problema metodologico molto interessante e affrontato anche con un certo rigore storico-religioso, nella misura in cui Evola si chiede in che modo noi moderni, studiando le fonti di queste civiltà, possiamo interpretare le conoscenze che ci vengono trasmesse e comprendere in quali contesti, in quali processi queste esperienze fossero davvero autentiche e l’incontro con la trascendenza fosse davvero resa possibile dalle pratiche erotiche e invece le situazioni in cui si trattava semplicemente di una rappresentazione formale, allegorica, una dimensione limitata ad un’allusione formale estetica a questa dimensione. Evola nella sua prospettiva tradizionalista ovviamente era avvisa un processo di decadenza rispetto alla comprensione dell’uomo nel passaggio dalla civiltà tradizionale a quella moderna della possibilità di utilizzare fattivamente questi strumenti consegnati nel deposito tradizionale e al contempo, come vedremo, ravvisa però la sopravvivenza di alcune di queste forme anche nell’età contemporanea. Il primo tema, in questo caso si tratta proprio di un istituto sociale che Evola viene a trattare in questa sezione, è il matrimonio.

 

Il titolo di questa sezione è molto evocativo, il matrimonio come mistero nel mondo della tradizione. Qui Evola chiarisce come la famiglia nel mondo tradizionale non fosse tanto intesa come un’associazione naturale, su base quindi biologica, e neppure come si sarebbe poi concepito a partire dalla modernità una forma di contratto, quindi una struttura giuridica, quanto invece sia essenzialmente, scrive Evola, un’istituzione a base religiosa. Ovviamente anche oggi, questo lo dico per chiarire soprattutto a chi conosce meno il linguaggio di Evola, anche oggi ovviamente i matrimoni non civili ma religiosi sono religiosi da un punto di vista formale, ma quello che Evola intende è che nella reale esperienza interiore dell’uomo nel contesto del tradizionale, l’unità che veniva ritualizzata all’interno dell’istituto del matrimonio era realmente percepita come un’unità sacrale, da cui poi gerarchicamente discendevano anche ovviamente degli obblighi sociali, politici, etici e così via, ma soltanto in secondo grado, perché il matrimonio era appunto, come dice il titolo della sezione, un mistero.

 

Nel matrimonio scrive Evola il fattore individualistico era di ordinario assai ridotto, non appariva come il fattore determinante. Qui Evola in particolare critica l’idea moderna del matrimonio come l’esito ultimo di una relazione d’amore romantico concepito attraverso l’antropologia e la visione dei sentimenti proprio dell’uomo ottocentesco, quell’ideale romantico che troviamo in tanta letteratura di orientamento romantico, ma più in generale nella narrativa dell’Ottocento e del Novecento. Il matrimonio come rito sacro, dove la dimensione erotica era ovviamente decisiva, perché all’interno della coppia si realizzavano delle unioni che attraverso il crisma del matrimonio erano nobilitate da un punto di vista spirituale, era essenzialmente una forma di rituale, quindi una consacrazione propriamente religiosa dalle tinte perfino esoteriche.

 

Evola chiarisce, e qui si riferisce in particolare al mondo romano, spesso si badava solo accessoriamente all’inclinazione dell’individuo all’affetto, l’amore romantico. Era la stirpe che invece si aveva soprattutto in vista. La dignitas matrimoni a Roma fin da principio si legò all’idea della discendenza gentilizia.

 

Così, e non solo a Roma ma anche in Grecia e in altre civiltà tradizionali, si distingueva la donna da assumere nella dignitas matrimoni a questo fine, e altre donne di cui in paritempo all’uomo era eventualmente consentito l’uso ai fini della pura esperienza erotica, don dell’istituto del concubinaggio. Il matrimonio qui appare nella visione di Evola non, come potrebbe essere interpretato da altri autori contemporanei, una istituzionalizzazione finalizzata all’utilità politico-sociale ma priva appunto di amore, di spontaneità, ma invece proprio per questa coscienza della sacralità del rapporto, una istituzione nobilitante dove il criterio fondamentale non era l’esclusività sessuale della coppia che in quanto, come dire, pratica fisica e biologica legata al piacere era considerata da un punto di vista valoriale un’attività inferiore, bensì nel ruolo simbolico, sacrale di simbolizzazione e testimonianza metafisica che l’istituto stesso aveva e nel fatto che all’interno della discendenza che veniva concepita all’interno del matrimonio, e ricordo pure che Evola in altri passaggi sottolineerà come la procreazione non è la funzione primaria all’interno della sacralità del sesso, ma in questo tipo di assetto tradizionale quindi nell’istituto del matrimonio, che ovviamente era finalizzato la procreazione, fosse proprio nel tramandare questa forza primordiale del genius della famiglia, della gens, della stirpe, che si realizzava questa forza mistica, per cui la donna, chiarisce Evola, prima di essere del marito era sposata da questa forza mistica del ceppo, cioè appunto dell’unità familiare. La donna in questo senso nel mondo romano, ma poi Evola fa altri esempi anche tratti da altre civiltà indo-europee, era associata strettamente al fuoco, inteso come simbolo del fuocolare domestico, come vesta, come fiamma viva, come fuoco vitale, che diventava una forma di mediazione, di insufflazione potremmo dire, dell’influenza sovrasensibile all’interno del nucleo familiare.

 

Quindi una complementarietà anche qui fra il principio maschile e quello femminile che l’istituto del matrimonio rendeva una hierofania, una manifestazione del sacro riconosciuta a livello poi sociale, comunitario. Sul tema del matrimonio Evola poi propone altri esempi, altri riferimenti tratti da altre culture che tutti però confermano questa lettura. Cita per esempio, per menzionare un caso piuttosto lontano da un punto di vista geografico, storico e culturale, la tradizione ebraica su cui scrive Evola lo stesso ebraismo ignorò la condanna ascetica del sesso.

 

Il matrimonio non fu concepito come una concessione alla legge della carne, più forte dello spirito, bensì come uno dei misteri più sacri. Alla cabala ebraica ogni vero matrimonio valse infatti come una riproduzione simbolica dell’unione di Dio con la shekinah, il principio mistico legato alla femminilità. Posso dire una cosa? Si.

 

A proposito, per interromperti un attimo, a proposito di quello che poi è un discorso che noi abbiamo fatto spesso, il fatto che ci sono determinate tecniche come le taoiste, tecniche della Cina sul discorso dell’astinenza, perché lui ne parla da questo punto di vista, proprio perché segue quel filo logico che la sessualità e la procreazione non hanno nulla in comune rispetto a quello che ci hanno sempre tramandato, soprattutto da un punto di vista cristiano, la dimostrazione delle tecniche del contenimento del seme, che facevano sia nel tantra e sia nel taoismo della Cina, è la dimostrazione come la procreazione non centri niente con il discorso del piacere sacro, in questo senso, solo che è una tecnica che viene meno alla parte cristiana, questo poi lui lo vedrà più avanti nei paragrafi, quando da continenza si passerà al termine di astinenza, ti ricordi di questo? Ne abbiamo parlato del discorso delle encrateia, per cui il piacere sacro non sta nella eiaculazione e quindi nel modo poi per evitare di avere figli in qualche modo o attraverso sistemi che siano anticoncezionali, antichi, moderni o attraverso l’aborto, bensì nella non emissione del seme, nella trasformazione del seme in energia sessuale, quindi fondamentalmente volevo dare una finalità che poi c’è mancata, è come se a un testimone da un punto di vista erotico, spirituale, sessuale, poi successe qualche cosa che non è…

Questo è un tema importante che ci permette, coerentemente, di anticipare alcune riflessioni che Evola propone nel paragrafo successivo in cui tematizza specificamente il rapporto tra cristianesimo e sessualità, proprio perché Evola, diciamo, riconosce all’interno del cristianesimo una certa confusione tra, potremmo dire, il piano mondano e quello propriamente ascetico.

approfondimento su https://www.leculture.it/cultura/ztim-ztum-bang-prof-luca-siniscalco-sacralizzazioni-ed-evocazioni-da-metafisica-del-sesso-di-julius-evola/

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Capo Redattore Psicologa e sessuologa
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