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Al Teatro Greco una strepitosa “Antigone” per Amenanos Festival

Gli attori la regia, la scenografia, le musiche, tutto splendido e perfetto per un totale coinvolgimento: da vedere sedimentare genitori e figli per comprendere che il teatro è sempre e comunque una forma di terapia e catarsi che può aiutare a sistemare le “famiglie”. Altre repliche il 18 e il 21 maggio

Andare al Teatro Greco di Catania è sempre una grande esperienza, di come calarsi in un’atmosfera antica che ci appartiene profondamente fin nelle nostre radici. Il teatro si trova nel nostro centro storico: è facile posteggiare, è facile accedere nella platea e il nostro dovere di buoni bravi e intelligenti catanesi dovrebbe essere quello di visitarlo continuamente per riscoprire le emozioni che l’unica nostra risorsa veramente antica è ancora a nostra disposizione. Ma vedere poi un’opera così coinvolgente che ci riguarda come la storia di Antigone figlia di Edipo che contrariamente alle leggi disposte da Creonte, tiranno a capo della città di Tebe, decide seppellire il proprio fratello, coinvolge ancora di più. Spesso le tragedie vengono viste come un qualcosa di molto lontano nel tempo e nello spazio quando in realtà si tratta di faide familiari, in cui ancora la popolazione moderna, è coinvolta: una figlia orfana Antigone che in compagnia della sorella decide di andare oltre la legge di colui che dovrebbe diventare il suocero Creonte, perché ne deve sposare il figlio Emone (un disarmante e tenerissimo Valerio Santi), per amore o per potere ha poca importanza, decide di seguire il proprio cuore, non ci sembra affatto una storia così lontana di un passato remoto. Creonte dall’alto della sua egemonia non curante delle pene della ragazza e del suo promesso sposo decide per una punizione esemplare, sfidando anche la popolazione di Tebe che la riconosce come un’eroina, di rinchiuderla in una tomba da viva: no, lui “padre di famiglia”, dell’intera famiglia della città di Tebe non ascolta nessuno né il coro né l’indovino Tiresia…ci sono momenti che se ci avessero chiesto, è il bello del teatro greco di Catania, per la sua intimità e vicinanza alla rappresentazione, dove si assiste alla tragedia come se fossimo in un’aula di un tribunale all’aperto, ripeto se ci avessero chiesto, chi condannare e chi salvare non avremmo avuto dubbi: salvare Antigone (Alessandra salamida) l’eroina che con la sua forza d’animo e il suo coraggio, in qualche modo è l’artefice di questa tragedia e condannare Creonte. La produzione di Amenanos con la regia di Cinzia Maccagnano che nell’edizione di domenica 14 maggio interpretava lo stesso Creonte, ha creato dei momenti di rara emozione nei dialoghi con Antigone e con il figlio. La perdita del potere della patria potestà “il nemico dei padri è il nemico dei figli” sta alla radice delle guerre senza fine di cui i portatori delle cosiddette tradizioni familiari, non sanno più nemmeno perché sono in guerra e perché “devono morire” senza avere vissuto. Grandi gli attori di questa messinscena che dà l’idea di come camminare all’interno dei nostri ricordi e della nostra memoria sia solo un “mortale” progetto di come influenzare i nostri figli a perpetrare una tradizione “malata” “perversa” invasa da egoismo puro dell’esistere attraverso la morte dell’individualità del proprio destino: “la famiglia” nella più grande tradizione sistemico relazionale è portatrice di malattie endemiche, invischianti che solo la tragedia del “tutti morti” senza soluzione di continuità, fa riflettere. Gli attori sono stati perfetti, la scenografia (Vincenzo La Mendola) esposta come un tholos, una tomba tipica greca, dove l’ingresso ove lasciare “viva a morire” Antigone viene richiuso come se niente fosse successo per la damnatio memoriae. Che poi la stessa Antigone decide quando e come morire per proclamare la sua libertà e ivi “s’impicca” prima che il nostro Creonte ravveduto venga a salvarla: lei “decide tutto” anche il momento della sua morte fisica ma la sua leggenda spirituale ancora ci invade. L’ANTIGONE di Sofocle, con le musiche di Marco Podda, Antigone, Alessandra Salamida, Creonte Fulvio D’angelo e nel cast Nyx Stefania Bruno sand artist nelle sue meravigliose composizioni , l’Erebo/Corifeo Raffaele Gangale, Ismene Maria Chiara Pellitteri, Guardia Alessandro Romano, Emone, Valerio Santi, Tiresia Rita Abela, Euridice Valentina Ferrante, il Messaggero Massimo Di Michele. Nel coro Federico Fiorenza, Alessandro Mannini Massimo Di Michele, Valentina Ferrante, Maria Chiara Pellitteri, Valerio Santi. Disegno luci di Elvio Amaniera, scenografo/costumista Vincenzo La Mendola. Fonico Angelo Zizza, Responsabile Tecnico Massimo di Stefano, Service Show e Music di Giuseppe Corsaro.

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Capo Redattore Psicologa e sessuologa
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