La Ballata di Brecht regia di Sebastiano Mancuso. Che bella sorpresa trovare il Canovaccio all’aperto e con un così tale setting per la rassegna Catania Summer Fest e una produzione di Absinthe Teatro.
Certo coinvolgere il pubblico ad un pensiero così elaborato una Ballata di Brecht in una sera d’estate chissà se avranno voglia di capire…capiranno?
Intanto l’emozione più bella che è arrivata è stato l’affiatamento dei tre attori in scena: Elmo Ler che faceva Brecht, Loriana Rosto che faceva il suo compagno di bevute e a volte il suo aguzzino e Antonella Scornavacca, la saggia signora che diventa aguzzina pure lei all’occorrenza. Il regista Sebastiano Mancuso li avrà opportunamente seviziati si vede perché a volte l’ardore è da vendere: esplodono come di chi non ne può più, ma a noi queste esplosioni ci piacciono!
Soprattutto la tirata sul dogma, che il giorno dopo ho scoperto che è un’opera di Brecht Vita di Galileo che li per lì non l’ho capito di chi stavano parlando, ma poco importa… il teatro è emozione del momento è un pugno in pancia, sennò che lo fai a fare! L’ironia che contraddistingue Brecht è stata ben calibrata dai tre attori forse l’interrogatorio meritava di essere ancor più “esorcizzato” che a momenti lo perdevi
Doveva essere più spinto meno apparecchiato, l’odio nei confronti di Brecht lo dovevi “sentire” più che manifestare. Ma come fai ad amare prima un compagno di sbronze e quando sei sobrio ad odiarlo con tutto il cuore? Il mistero di Dioniso accompagna ormai le nostre contraddizioni da migliaia di anni!
Però quando c’erano gli sproloqui solitari di Brecht alias Elmo Ler si respirava vita! Sì Elmo pareva proprio un piccolo Brecht, curioso, impertinente, ubriaco come quei timidi che dicono cose intelligenti che si prendono di coraggio e forse si ribellano…
Non era facile! Si poteva cadere nel manierismo, nella didascalia, nel teatro di parola, quello dalle belle intenzioni politiche ma che poi ti annoia a morte. Invece questa pièce così com’è forse con qualche didascalia va presentata agli studenti che forse oggi i libri li hanno già bruciati veramente, visto che c’è internet, un liquido incombustibile.
Proprio per questo parleremo un po’ di Brecht, così chi non sa chi è o cosa ha scritto se ne fa una ragione come ho fatto io il giorno dopo dello spettacolo.
Scrive di lui il critico letterario Alberto Asor Rosa: “Il poeta sta sul palcoscenico o in tribuna, e dice cose che vorrebbe che il suo interlocutore accettasse o respingesse con nettezza. Ma perché ciò avvenga senza l’appesantimento tribunizio che in genere una tale scelta comporta, il poeta, invece di dirle, le canta e le fa cantare, affinché l’opera di persuasione sia al tempo stesso piú facile e piú alta”.
Bertold Brecht è stato un poeta, regista teatrale. Come drammaturgo e poeta lirico in lingua tedesca uno dei più influenti del XX secolo, anticonformista provocatore e innovatore. Nella sua opera la letteratura e la politica sono stati indissolubili. Sono state proibite le sue opere ed è stato perseguitato dal nazismo. Fuggì in esilio nel 1937 vivendo in Danimarca, Svezia e Finlandia. Nel 1941, arrivò negli Stati Uniti, dove i suoi copioni furono rifiutati dai grandi produttori di Hollywood. Osteggiato dal Comitato per le Attività Antiamericane fuggì in Svizzera. Si stabilì definitivamente a Berlino Est, fondando con la sua seconda moglie, l’attrice Helene Weigel, la compagnia di teatro Berliner Ensamble. Famoso per la sua Opera da tre soldi che tratta di un violento attacco socialista alla società capitalista, raccontata come una banda di delinquenti, ruffiani e prostitute. Una feroce critica del mondo borghese, parodia di un umorismo cinico dei rapporti umani, accolto entusiasticamente fin dalla prima apparizione sulle scene nel 1928.
Nel dramma teatrale Vita di Galileo di Bertolt Brecht affronta con profondità le problematiche che si instaurano nel rapporto tra scienza e potere. La scienza entra in conflitto con il potere politico rappresentato dalla Chiesa, ma anche con i dogmi teologici su cui la dottrina cattolica si fonda, affrontando così il tema delicato del rapporto tra scienza e religione.
La forza profonda delle parole di Brecht viene dall’uso del paradosso che spesso apre comprensioni al ragionamento scontato di ciò che è bene o è male secondo la morale: “Da allora ho detto sì a tutti, meglio vile che morto, solo per non cadere in quelle mani, ho approvato ciò che approvare non si deve”.