Tutto comincia quarant’anni fa dopo la scoperta in una biblioteca di San Pietroburgo del manoscritto di un allievo di Abulafia che stuzzica la curiosità di Zaffora. Sei, otto anni di ricerca prima di arrivare al romanzo dove viene raccontata la vita e la conoscenza di questa figura paragonabile a Sant’Agostino.
Abulafia fu un viaggiatore instancabile, un indagatore di sapienza, un esperto di filosofia e un maestro di Kabbalah. Con la sua opera fondò una conoscenza nuova e rivoluzionaria sovvertendo, con il suo pensiero, l’ordine stabilito delle cose. Incrociò la sua vita con quella di Papa Nicolò III che lo condannò al rogo, con la città di Barcellona, di Patrasso, di Capua e Messina, con il Vespro Siciliano e con tanti sapienti dell’epoca. Esplorò attraverso l’intelletto e la ricerca interiore la possibilità di portare alla luce il meglio di ogni essere umano, avvicinandolo al Signore dell’Universo attraverso la conoscenza dell’alfabeto ebraico, la meditazione, la permutazione delle lettere, il silenzio e la musica. Grande è stata la sua impresa terrena al punto da proclamarsi Messia.