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Attrarre investimenti nell’Unione Europea: le opportunità del Piano Juncker

Incentivare gli investimenti, aumentare la competitività, e sostenere la crescita economica a lungo termine nell’Ue. Questi, in estrema sintesi, i tre obiettivi del “Piano di Investimenti per l’Europa”. Proposto nel 2014 al Parlamento Europeo dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker in seguito all’invito del Consiglio europeo del giugno 2014 di affrontare il problema dei bassi livelli di investimento nell’Ue al fine di stimolare la crescita e l’occupazione, il programma è stato oggetto di un incontro che si è tenuto questa mattina nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini dal titolo “Invest EU: Opportunità per le imprese e il territorio”.
La giornata rientra nel cosiddetto “Tandem Tour” un’iniziativa informativa itinerante nata nel 2017 e promossa dalla Rappresentanza della Commissione Europea in Italia, in collaborazione con il Gruppo Banca Europea degli Investimenti (Bei) e la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), per illustrare le opportunità offerte dal cosiddetto “Piano Juncker” a piccole e medie imprese, associazioni di categoria, banche e istituti di credito, università e amministrazioni pubbliche locali.
Per raggiungere gli obiettivi previsti, il piano si compone di tre pilastri: il primo è stata la creazione di un “Polo Europeo di Consulenza sugli Investimenti” (meglio noto come Eiah) e del “Portale dei Progetti di Investimento Europei” (Ppie).
Nel secondo pilastro rientrano tutte le azioni volte a eliminare gli ostacoli agli investimenti e creare una regolamentazione più semplice, più efficace e più prevedibile nell’Ue, in particolare nei settori delle infrastrutture, in cui gli investimenti si articolano su vari anni o decenni. Per contribuire a migliorare le condizioni di finanziamento nell’Ue, il piano prevede la creazione di un’unione dei mercati dei capitali volta a ridurre la frammentazione dei mercati finanziari e incrementare l’offerta di capitali per le imprese e i progetti d’investimento. Inoltre, nel dicembre 2016 il Consiglio Europeo ha adottato conclusioni su una serie di problemi, individuati dal comitato di politica economica, che incidono sugli investimenti nell’Unione.
Il terzo pilastro è rappresentato dalla creazione di un “Fondo europeo per gli Investimenti strategici” (Feis), che mira a mobilitare gli investimenti privati mediante la garanzia dell’Ue. Il tutto per cercare di attrarre investimenti senza produrre ulteriore debito pubblico, anche attraverso il coinvolgimento della Bei, istituzione che da circa 50 anni viene utilizzata dall’Unione per il finanziamento di progetti a lungo termine.
I lavori della giornata etnea del Tandem Tour, organizzata in collaborazione con il Centro di Documentazione europea dell’Università di Catania (Cde) e con Enterprise Europe Network, sono stati aperti dal rettore Francesco Basile e del prof. Rosario Sapienza, responsabile accademico del Cde e dal dott. Fabio Maisto, della Cdp.
“La decisione di portare qui a Catania una tappa del Tandem Tour – ha affermato il rettore Basile – oltre a renderci orgogliosi è a mio avviso quanto mai opportuna, perché la nostra è una delle città più ricche di Pmi in tutta la Sicilia. L’incontro di oggi rientra in pieno nel quadro della Terza missione dell’Ateneo. L’Università deve interagire col territorio perché i nostri studenti non chiedono solo formazione, ma anche rapporti con chi può dare loro un’occupazione adeguata alle competenze acquisite durante il percorso accademico. È uno nostro preciso compito contribuire ad abbassare il tasso di disoccupazione giovanile e fermare la fuga di cervelli”. “L’Ue – ha concluso il rettore – rappresenta per noi un partner insostituibile, ed è anche per questo che proprio nei giorni scorsi abbiamo firmato un accordo con l’Unione per l’apertura di una sede dell’Università di Catania a Bruxelles, convinti che in questo modo saremo più veloci ad ottenere finanziamenti per i nostri progetti”.
“Il Piano Juncker – ha esordito il prof. Sapienza – rappresenta un tentativo ben riuscito di sostegno allo sviluppo del territorio. Grazie ai cosiddetti fondi a scaffale, gestiti dalla Commissione Europea, progetti provenienti dai territori possono accedere a importanti finanziamenti, anche attraverso il coinvolgimento di aziende private. In questo senso, l’Università ha un doppio ruolo: da un lato può proporre progetti per accedere a questi finanziamenti, attraendo investimenti e partecipando allo sviluppo territoriale, dall’altra deve impegnarsi a promuovere, attraverso incontri informativi come quello odierno, le opportunità del Piano”.

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