Dopo la forte crescita registrata nel biennio precedente, nel 2023 le esportazioni di merci siciliane sono diminuite del 16,6 per cento a prezzi correnti. Il calo è dipeso quasi interamente dal settore petrolifero (-23,5 per cento), che ha costituito oltre i tre quinti del valore delle esportazioni siciliane. Sulla dinamica del comparto hanno inciso sia l’andamento delle quotazioni sia quello delle quantità esportate, diminuite del 4,5 per cento. Il dato è contenuto nel rapporto ‘L’economia della Sicilia’, elaborato dalla Banca d’Italia e presentato stamani nella sede di Palermo.
Le esportazioni di prodotti non petroliferi si sono ridotte in valore del 2,3 per cento, diversamente da quanto osservato nelle aree di riferimento (13,4 per cento nel Mezzogiorno e 1,5 in Italia). La contrazione è dipesa soprattutto dal comparto chimico, in calo del 30,9 per cento. In termini reali la riduzione del non-oil è stata pari al 7 per cento, più marcata rispetto alla media nazionale. La diminuzione dell’export ha interessato con la stessa intensità sia il mercato comunitario sia i Paesi extra Ue, tuttavia, tra i principali partner commerciali alcuni hanno registrato una tendenza opposta, principalmente per l’incremento delle vendite di prodotti petroliferi (in particolare Spagna e Germania tra i paesi Ue, Cina e America centro-meridionale tra quelli extra Ue) e dei prodotti di elettronica (Stati Uniti e Eda).
Crescita al rallentatore per l’economia in Sicilia. Nel 2023 il prodotto è aumentato dello 0,7 per cento, in misura lievemente inferiore rispetto al Pil italiano. Un’attività economica, dunque, che cresce ma a ritmi molto contenuti e più bassi rispetto a quelli dell’anno precedente. E’ quanto emerge dal rapporto annuale ‘L’economia della Sicilia’, elaborato da Bankitalia e presentato oggi nella sede di Palermo. “I segnali di ripresa che si erano manifestati nel primo trimestre si sono attenuati nei mesi successivi – si legge nel report -. In base alle indicazioni di carattere qualitativo raccolte, la crescita economica sarebbe modesta anche nell’anno in corso”.
Il valore aggiunto si è ridotto nell’agricoltura e nell’industria, ha rallentato nelle costruzioni e nei servizi. “La produzione del settore primario ha risentito delle anomalie climatiche che hanno caratterizzato il 2023”, spiegano dalla Banca d’Italia. Nell’industria a frenare gli investimenti delle imprese siciliane sono stati il perdurare di una congiuntura debole e l’elevato costo del credito. Si è intensificata, invece, l’espansione della capacità produttiva di energia elettrica da fonti rinnovabili. Non va meglio per le esportazioni, in calo sia per i prodotti petroliferi sia per il complesso degli altri comparti. Ha tenuto, invece, il comparto edile. “Pur in decelerazione, l’attività si è mantenuta su livelli elevati nell’edilizia, beneficiando ancora dello stimolo derivante dagli incentivi fiscali oltre che della domanda proveniente dall’operatore pubblico”, si legge nel report di Bankitalia. L’indebolimento dei consumi si è riflesso sull’andamento dei servizi privati non finanziari, la cui dinamica è stata, però, sostenuta dai risultati positivi del turismo e dei trasporti aerei e marittimi.
Nonostante il rallentamento ciclico e l’aumento del costo del credito, una quota elevata di imprese ha conseguito risultati reddituali positivi. Ciò ha sostenuto l’accumulazione delle disponibilità liquide, che hanno raggiunto un picco storico alla fine del 2023. I finanziamenti al settore produttivo sono risultati in calo, risentendo della riduzione della domanda, in un contesto di maggiore cautela delle politiche di offerta delle banche.
Cresce l’occupazione in Sicilia. Nel 2023 il numero degli occupati nell’Isola è aumentato del 5,5 per cento rispetto al 2022, un incremento superiore a quanto realizzato nel Mezzogiorno e nella media nazionale (rispettivamente pari al 3,1 e al 2,1 per cento). I livelli occupazionali sono risultati superiori a quelli del 2019 di circa 69mila unità. E’ quanto emerge dal rapporto annuale ‘L’economia della Sicilia’, elaborato da Bankitalia e presentato oggi nella sede di Palermo. Lo scorso anno il tasso di occupazione è aumentato di 2,3 punti percentuali rispetto al 2022, portandosi al 44,9 per cento (61,5 la media nazionale). Come l’anno precedente la crescita è stata più elevata per la fascia di popolazione con età tra 25 e 34 anni (4,0 punti percentuali) e per coloro che sono in possesso di almeno una laurea.
Segno più in tutti i principali settori di attività economica tranne nel comparto del commercio, alberghi e ristoranti, con un boom nelle costruzioni, la cui attività è stata supportata dagli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica degli immobili. Rispetto al 2022 l’occupazione è aumentata sia per gli uomini sia, più intensamente, per le donne ed è tornata a crescere anche per i lavoratori autonomi, pur rimanendo per questi ultimi al di sotto dei livelli pre-pandemia. “L’incremento è stato maggiore per l’occupazione alle dipendenze – si legge nel report di Bankitalia – e ha continuato a coinvolgere sia i lavoratori a tempo indeterminato sia quelli a termine; l’incidenza di questi ultimi sul totale degli occupati rimane più elevata rispetto alla media nazionale (rispettivamente 19,3 e 12,6 per cento). Si è ridotta la quota degli occupati in part-time, anche di quelli che sarebbero disposti a lavorare a tempo pieno (part-time involontario).