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A Chicago Kamala Harris “processa” Trump nell’interesse del popolo americano

di Stefano Vaccara
CHICAGO (USA) (ITALPRESS) – Forza e compassione in difesa dei diritti e la libertà del popolo americano insidiati da Donald Trump. Si riassume così il discorso di Kamala Harris di giovedì sera, durato 40 minuti, con cui la vicepresidente ha accettato la nomination democratica alla presidenza degli USA e chiuso la Convention di Chicago in una cascata di applausi e palloncini. Un discorso quello di Harris che ha alternato appelli all’unità ma anche accuse all’ex presidente Trump di essere un “uomo poco serio” ma il cui ritorno alla Casa Bianca avrebbe conseguenze “molto serie” per gli USA e i suoi cittadini.
“Con queste elezioni, la nostra nazione ha una preziosa, fugace opportunità per superare l’amarezza, il cinismo e le battaglie divisive del passato”, ha detto Harris, promettendo anche lei di voler essere la presidente di tutti gli americani, come aveva già fatto Joe Biden nel 2020.
Sfoderando la sua esperienza di pubblico ministero, Harris ha denunciato punto per punto Trump, accusandolo di avere le aspirazioni di un tiranno che avrebbe colpito i valori democratici del Paese se fosse rientrato alla Casa Bianca.
“Immaginate cosa farebbe se gli restituiamo il potere – ha detto alzando la voce Harris -. Considerate il suo intento esplicito di liberare gli estremisti violenti che hanno aggredito gli agenti delle forze dell’ordine al Campidoglio. Il suo intento esplicito di incarcerare giornalisti, oppositori politici e chiunque Trump consideri un nemico. Il suo intento esplicito di schierare le nostre forze armate in servizio attivo contro i nostri stessi cittadini”.
Poi, ricordando la recente decisione della Corte Suprema sull’immunità presidenziale, Harris ha avvertito: “Immaginate cosa sarebbe Donald Trump senza alcun guardrail”.
Più volte, ha paragonato la sua visione a quella di Trump, per mettere in risalto come il suo avversario vorrebbe solo favorire i ricchi mentre lei taglierà le tasse alla classe media, o accusandolo di aver bloccato un disegno di legge bipartisan sui confini mentre lei lo sosterrà e lo firmerà immediatamente da presidente; ma soprattutto Harris ha accusato Trump di cercare di vietare l’aborto in tutta la nazione mentre lei proteggerà la libertà di scelta delle donne. Nel ricordare come Trump è stato l’artefice della larga maggioranza conservatrice nella Corte Suprema che ha compromesso le leggi federali sull’interruzione della gravidanza, Harris ha esclamato: “In poche parole, sono impazziti”, riferendosi sia ai giudici che a Trump e scatenando un forte boato nell’arena dell’Union Center affollata oltre ogni ordine di posti, con tutti i delegati che hanno riportato in alto i cartelli con su scritto “Kamala”.
Harris nella prima parte del suo discorso ha ripreso la sua biografia e quella della sua famiglia, descrivendo la sua infanzia con sua madre e sua sorella in “un quartiere operaio abitato di vigili del fuoco, infermieri e operai edili”. Harris ha cercato così anche di sottolineare la differenza dall’esperienza avuta da Trump, cercando invece di far notare come lei fosse cresciuta tra gente comune, e quindi ne conosce i problemi perché li ha vissuti, al contrario del candidato scelto dai repubblicani, che “non ha mai capito nulla della vita concreta della classe media”.
Kamala ha spiegato che il desiderio di voler diventare un pubblico ministero le venne quando una compagna di liceo le aveva confidato di essere stata abusata sessualmente dal patrigno. “Mia madre mi ha insegnato che di fronte a una ingiustizia, bisogna sempre darsi da fare”. Dopo aver protetto la sua amica accogliendola a vivere con la sua famiglia, Kamala intraprese quegli studi per diventare procuratrice.
Quando iniziò a lavorare in quella professione che tanto aveva desiderato intraprendere, Harris ha ricordato che “ogni giorno in aula, con orgoglio davanti a un giudice ripetevo queste cinque parole: Kamala Harris, for the people (per il popolo)”.
Harris ha affrontato nel suo discorso la guerra a Gaza, una spina nel fianco dell’unità del partito democratico e che per tutta la settimana ha generato continue manifestazioni di protesta fuori dalla Convention.
“Il presidente Biden ed io stiamo lavorando per porre fine a questa guerra in modo tale che Israele sia al sicuro, gli ostaggi vengano rilasciati, la sofferenza a Gaza finisca e il popolo palestinese possa realizzare il proprio diritto alla dignità, alla sicurezza, alla libertà e all’autodeterminazione” ha detto Harris. C’era stata la richiesta da parte di alcuni deputati del partito di far parlare sul palco, proprio nella serata finale, un esponente di chi protestava per Gaza, ma ciò non è avvenuto.
La decisione probabilmente porterà al partito democratico degli strascichi, ma Harris ha cercato di compensare accentuando – anche col tono della voce – la sua dichiarazione sul diritto dei palestinesi ad avere sicurezza e l’auto-determinazione e liberando così il più forte applauso della serata da parte del pubblico della convention.
La politica estera ha dato comunque l’opportunità a Harris di presentarsi agli elettori come una futura “Commander-in Chief” determinata, che terrà forte e unita l’alleanza della NATO, in contrasto con Trump che flirta con gli autocrati “perché anche lui punta ad esserlo”, ha detto convinta Harris. “Non mi prostrerò a tiranni e terroristi, come il nord coreano Kim Jong-un, che infatti fa il tifo per Trump”, ha detto a un certo punto Harris.
Poi anche un appello agli elettori affinché mandino alla Casa Bianca chi difende i valori e la democrazia americana contro chi vorrebbe eliminarli.
“America, mostriamoci a vicenda e al mondo chi siamo e cosa rappresentiamo: libertà, opportunità, compassione, dignità, equità e infinite possibilità”. Quindi Kamala Harris, nata nel 1964 “da due immigrati”, due studenti stranieri che si erano conosciuti in California – padre jamaicano studioso di economia e madre dell’India venuta in America per “scoprire la cura del cancro” – punta decisa a diventare la prima donna presidente degli USA.
A quel popolo degli Stati Uniti al quale ha detto da Chicago che in tutta la sua carriera ne ha sempre difeso gli interessi, ha promesso: “Sarò un presidente che ci unisce attorno alle nostre più alte aspirazioni. Un presidente che guida e ascolta. Che è realistica, pratica, di buon senso e combatterà sempre per gli interessi del popolo americano”.

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– foto: Ipa Agency –
(ITALPRESS).


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