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Striscia di Gaza: resta altissima la tensione dopo l’attacco a Tel Aviv

TEL AVIV – Rimane alta la tensione in Israele dove sono tornate a suonare le sirene d’allarme nelle comunità vicino alla Striscia di Gaza, bombardata ripetutamente dopo il lancio ieri di un razzo che è caduto a nord di Tel Aviv, facendo 7 feriti. Dal canto suo, Israele ha risposto con ripetuti raid dell’aviazione, ferendo complessivamente 25 palestinesi in maniera non grave. Dopo un primo intervento dell’Egitto, che “e’ riuscito a mediare un cessate il fuoco tra la resistenza palestinese e l’occupazione israeliana, oggi a Gaza la vita sarebbe tornata alla normalità. Nelle ultime ore sono cessati i lanci di razzi dalla Striscia e la sensazione generale, riferiscono fonti locali, è che stia prendendo piede un cessate il fuoco con Israele. Su istruzione delle autorità di Hamas, tutte le scuole sono state aperte e così pure gli uffici pubblici. Negli ospedali è stato allentato lo stato di allerta.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ritornato in anticipo dalla visita negli Stati Uniti, si è incontrato con il capo di Stato maggiore, Aviv Kochavi, e ha dato ordine di muovere nel settore del Comando meridionale – in prossimità dell’enclave palestinese – un’altra divisione di fanteria e un battaglione di artiglieria. Inoltre, è stata approvata la mobilitazione di riserve aggiuntive.
Sembra però che la tregua che era stata annunciata da Hamas – “calma in cambio di calma” – non sia stata riconosciuta da Netanyahu, che in mattinata avrebbe dato il via libera a nuovi raid mentre dall’enclave miliziani continuavano sporadici lanci di razzi e palloni incendiari verso Israele.

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Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunirà per discutere la situazione in Medio Oriente dopo il lancio del razzo da Gaza a Israele e l’offensiva contro Hamas.
Hamas deve sapere che “non esiteremo a entrare e fare tutti i passi necessari” collegati “ai bisogni di sicurezza di Israele”, ha detto il premier israeliano, Benyamin

Anche l’Europa ha respinto la contromossa: i cinque Paesi che siedono nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu – Belgio, Gran Bretagna, Francia, Germania e Polonia – hanno espresso forti preoccupazioni per le ampie conseguenze nella regione, ribadendo che la posizione europea non è cambiata e il Golan resta un territorio occupato.

Nel frattempo, continua a suscitare fortissima opposizione la decisione del presidente americano, Donald Trump, di riconoscere formalmente la sovranità israeliana sulle Alture del Golan. Condanna è arrivata da Arabia Saudita, come da Iran, Russia e Cina; da Beirut, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha esortato a resistere.

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