Roberto Saviano questa sera alle 20.00 sarà ospite di “Facciamo finta che”, il programma di Maurizio Costanzo e Carlotta Quadri in onda su R101, per parlare del suo nuovo romanzo “Solo è il coraggio” edito da Bompiani.
Ai complimenti di Maurizio Costanzo: “Questo romanzo è bellissimo, compratelo, e Saviano è l’ultimo testimone vero di certi accadimenti”, Roberto Saviano ha risposto: “Grazie davvero. Per me queste parole hanno un grandissimo significato perché nel mio libro c’è un momento in cui lei, Maurizio, è protagonista in un passaggio in realtà meno raccontato di quando poi accadrà l’attentato: prima dell’uccisione di Falcone loro mandano un gruppo al Parioli, la pedinano, poi si accorgono che lei andava a casa di Scotti per preparare un programma”.
Prosegue Costanzo: “Esattamente così, loro vanno a via Veneto e vedono solo Arbore. Poi io per destino avevo un appuntamento a casa col Ministro dell’Interno Scotti il quale, essendo ministro dell’Interno, aveva una camionetta della Polizia sotto casa. Loro seguendomi hanno pensato che io andassi a casa e hanno detto ‘l’attentato a casa non si può fare perché c’è la polizia’. Ma meno male, perché con una sventagliata di mitra sotto casa ero fatto”.
Saviano: “E’ una delle storie più incredibili perché loro avevano messo in conto questo.
Il paradosso è che quando viene creata la Superprocura, Cosa Nostra crea la SuperCosa – Riina la chiama proprio così, la SuperCosa- e mandano questi uomini a Roma che usando le armi potevano colpire senza autorizzazione del vertice, se invece avessero dovuto mettere bombe avrebbero dovuto chiedere. Loro decidono che non possono farla con le armi e tornano indietro”.
Costanzo: “Menomale che la possiamo raccontare”.
Saviano: “C’è stato quell’episodio e poi c’è stato l’episodio molto più raccontato della bomba, anche quello incredibile, ma che era partito – per me era importante nel romanzo raccontare questo – molto tempo prima. E questo avviene perché lei con le sue trasmissioni aveva acceso la luce sull’organizzazione criminale, ma Riina temeva che la sfida fatta a lui potesse essere utilizzata dalle altre famiglie di Cosa nostra per togliergli lo scettro. Quindi lui sentiva che doveva agire perché doveva far capire a chi lo voleva detronizzare che non poteva essere beffeggiato”.
Costanzo: “Io andai proprio sulle scatole a Rina. C’è una frase che non so se posso dire in radio: lui disse ‘questo Costanzo mi ha rotto i c*****’, una sentenza di morte.
Saviano: “Fu proprio così. E anche il gesto della maglietta”.
Costanzo: “Quando io sul palcoscenico del Parioli bruciai davanti a Falcone la maglietta sulla quale c’era scritto ‘Mafia made in Italy’. Quello fu un gesto visivo forte”.
Nel corso della lunga intervista Saviano e Costanzo – entrambi sotto scorta – si confrontano sulla mafia e sulla figura di Giovanni Falcone.
Appuntamento questa sera alle 20.00 su R101 nel programma “Facciamo finta che”.