Si è aperta con una masterclass d’eccezione la prima giornata della Sicilia al 56esimo Vinitaly. È stato infatti l’enologo Pietro Russo, fresco Master of wine, il massimo titolo internazionale per chi opera nel mondo del vino a fare una “lezione” su Nero d’Avola e l’eco dei “terroir di Sicilia”, un tuffo in uno dei vitigni simbolo della regione, dalle origini storiche alle nuove declinazioni, sfida esaltante e necessaria per una presenza sempre dinamica sui mercati.
Marsalese, 38 anni, ha girato molto per i suoi studi da Conegliano Veneto, alla Francia, ha alle spalle 23 vendemmie in tutto il mondo, è nella squadra di Donnafugata da 14 anni, Russo ha tenuto la sua prima lezione “pubblica” dalla conquista del titolo di master of Wine, primo siciliano e terzo di fila per l’Italia dopo anni di digiuno. “Un onore, un’emozione grandissima e un grande senso di responsabilità spero di poter portare alta la bandiera dei vini non solo siciliani ma italiani nel mondo”.
Sul Nero d’Avola, per il quale da più parti si parla di una stagione al declino, Russo è convinto, invece, che abbia “un grande vantaggio è un vino autoctono molto resiliente, che si presta a tantissime interpretazioni”.
Una circostanza dimostrata nel corso della degustazione in cui Pietro Russo ha spiegato – bicchiere alla mano – la forte contemporaneità del Nero d’Avola oggi in campo con una nuova stilistica e nuove interpretazioni. “Il nostro lavoro è fare intercettare questo nuovo Nero d’Avola più accattivante e moderno ai consumatori pur rispecchiando il legame con il territorio. Sicuramente l’immagine odierna del Nero d’Avola si allontana da quella dei blockbuster di una volta, dagli stereotipi tipici dei vini del Sud ma qualcosa di più aromatico, più fragrante, meno alcolico e con una grandissima bevibilità”.