“La Sicilia sta andando incontro alla desertificazione industriale. Questo trend va invertito con opportune politiche dell’industria nazionali e regionali”. Lo ha detto il segretario della Fiom Cgil Sicilia/Palermo, Francesco Foti, aprendo l’assemblea generale regionale della categoria alla presenza del segretario nazionale Michele De Palma. Foti ha fatto un excursus sulle principali vertenze aperte. “A Siracusa – ha spiegato – manca un piano industriale ed è attuale un rischio di dismissione anche per i problemi aperti che riguardano lo smaltimento dei reflui e le relative inchieste. Sarebbero a rischio 10mila posti di lavoro tra chimici e metalmeccanici”. Nell’elenco anche Gela, con il progetto Cassiopea “fermo e che quando ultimato avrà un impatto minimo sull’occupazione dei metalmeccanici”.
Problemi anche con la Ram di Milazzo e la Centrale A2A che “rischia di chiudere in assenza di investimenti”. Altrettanto lunga la lista delle chiusure: dalla Fiat di Termini Imerese all’Ansaldo Breda di Carini, con province come Trapani, Ragusa, Enna, Agrigento in “piena desertificazione”. “Noi rivendichiamo investimenti per rilanciare l’industria e il lavoro e piani industriali dello Stato e della Regione che mettano a buon frutto le risorse possibili e necessari”, ha concluso Foti.
Critico il segretario della Fiom sull’attività del governo nazionale e sull’azione dell’esecutivo regionale. “Sull’industria, di cui certamente una grande regione come la Sicilia non può fare a meno – ha sostenuto – servono scelte strategiche della Regione e dello Stato che finora mancano. Il governo nazionale sta cambiando in peggio la legge Fornero cercando anche di fare diventare il fondo di previdenza complementare sostitutivo del regime pensionistico ordinario. Fa cassa sulla contrattazione non investe sulla sanità pubblica e porta al collasso i fondi integrativi nell’ambito di un evidente disegno di privatizzazione del sistema”.
Per quanto riguarda il fisco, De Palma ha sottolineato che “le tasse devono essere aumentate ai ricchi e vanno diminuite quelle sul lavoro, sulle pensioni, sugli aumenti contrattuali”. Prosegue inoltre la battaglia, anche della Fiom, contro l’autonomia differenziata che “peggiorerà le condizioni del Mezzogiorno incidendo negativamente su diritti importanti come quelli alla salute e all’istruzione. Anche il contratto nazionale è importante per garantire l’uguaglianza dei diritti in tutta l’Italia compreso il Mezzogiorno dove già questi non sono sempre garantiti. I referendum per l’affermazione del lavoro regolare e dei diritti puntano anche ad affrontare il problema della criminalità, sottraendo le persone al ricatto occupazionale”.