“I bambini del futuro” Guida ad una relazione felice con l’infanzia del prof. Luciano Rispoli, psicologo, psicoterapeuta e fondatore del Neofunzionalismo.
A colloquio col prof. Luciano Rispoli sul suo ultimo libro pubblicato dalla casa editrice Kimerick.
Susanna Basile: Si possono porre le basi per una vita più serena di adulti e bambini?
Luciano Rispoli: Si, oggi è veramente possibile, ma è anche enormemente necessario, perché in tutti gli ultimi tempi la condizione del rapporto adulti-bambini è diventata notevolmente complicata e pesante. Le nuove generazioni hanno modalità difficili da gestire e che quindi tolgono serenità nel rapporto con gli adulti.
Oggi è possibile perché le conoscenze acquisite e la teoria a cui ho lavorato e lavoro da diversi anni ci permettono di porre delle basi solide, scientificamente valide, ma anche molto chiare e comprensibili a tutti, per aiutare il rapporto tra adulti e piccoli, ritrovare finalmente una serenità, di cui abbiamo tutti enormemente bisogno.
Direi che è proprio tempo di voltare pagina e di aprire una nuova fase di armonia ed equilibrio; anche se in condizioni diverse perché la società è cambiata e le tecnologie hanno fatto passi da gigante. Ma devono fare passi da gigante anche le capacità degli esseri umani di poter ritrovare una condizione di armonia e di serenità, di poter ritrovare una nuova umanità o, se vogliamo dirla così, un nuovo umanesimo; una società, cioè, che rimette al centro di tutto l’uomo, le sue esigenze profonde, il rispetto reciproco, la solidarietà, il rispetto e l’amore per la natura e per il vero benessere non più camuffato da un consumismo frenetico e alienante.
S.B.: Conosciamo quali sono i bisogni fondamentali degli esseri umani?
L.R.: Anche in questo caso i miei studi, con il contributo delle discipline che si occupano della persona, hanno permesso di chiarire in modo preciso e profondo quali siano. Sono bisogni che sin da piccoli devono essere soddisfatti, soprattutto nell’infanzia ma anche durante tutta la vita dell’essere umano. E sono bisogni tutti importanti per una vita piena, senza categorie privilegiate, bisogni considerati superiori rispetto ad altri considerati inferiori.
Ed è proprio conoscendo questi bisogni che è possibile costruire modi di relazionarsi che vadano nella giusta direzione, e prevenire condizioni di disagio, di incomprensione, di conflitti che oggi ci avvelenano la vita e non devono più essere presenti e sopportati, per i bambini e per gli adulti.
S.B.: Cosa sono le Esperienze di Base del Sé?
L.R.: Sono quelle esperienze fondamentali che il bambino attraversa nella propria vita, fondamentali per la salute, per il benessere, per realizzare pienamente le proprie potenzialità. Si tratta di una scoperta e di una teoria a cui sono arrivato sia osservando l’infanzia e il modo di funzionare dei piccoli, sia attraverso esperienze cliniche portate avanti per anni. Credo proprio che rappresenti un passo importante in avanti per comprendere quali sono i funzionamenti profondi degli esseri umani, per guardarli nell’insieme di tutte le componenti sia psichiche che corporee del Sé (consapevolezza, simbolico, emozioni, mondo sensoriale e motorio, sistemi endocrini e neurovegetativi…). Non sono dunque comportamenti, atteggiamenti, parole, ma ciò che è alla loro base, alla loro radice, ciò che li produce, e che rappresenta il vero modo di funzionare della persona in relazione a sé stessa e agli altri.
S.B.: Cosa intende con caos nelle indicazioni pedagogiche?
L.R.: Negli anni sono state date indicazioni contraddittorie di come comportarsi con i bambini, le une addirittura opposte alle altre, senza che si potesse sapere cosa fosse veramente giusto, corretto e sostenuto dalle conoscenze scientifiche più avanzate. Sembrava che il modo di costruire rapporti con l’infanzia potesse essere del tutto soggettivo, legato alle opinioni di ciascuno; per cui ciascuno pensava di poter fare come gli veniva in mente, come sentina meglio. E questo non è il modo di procedere di una scienza.
È importante precisare che la pedagogia non può essere una scienza slegata dalle altre discipline, ma anzi deve essere strettamente allacciata con psicologia, psicoterapia, neurofisiologia; ma anche con le conoscenze relative al sistema sensoriale e motorio, fondamentale (e questo è sempre più chiaro dalle ricerche delle neuroscienze) nella comprensione di ciò che sono i veri funzionamenti e di come aiutarli a svilupparsi e a non essere danneggiati.
S.B.: Esistono oggi delle certezze nel mondo dell’infanzia?
L.R.: Sì, proprio grazie ad un insieme di conoscenze non più caotico, non più basato su opinioni, oggi possiamo parlare di punti certi che riguardano il funzionamento dell’infanzia (e il funzionamento degli esseri umani in generale), e quindi di conseguenza quali sono le modalità per poter costruire relazioni tra il mondo degli adulti e il mondo dell’infanzia che non danneggino, che non rendano esasperati i conflitti, e che diano molta più serenità non soltanto ai piccoli ma anche agli adulti.
È quello che ho cercato di illustrare in questo mio ultimo libro, mostrando le condizioni profonde ma fondamentali per recuperare una relazione felice con l’infanzia.
S.B.: Come stanno i nostri bambini?
L.R.: C’è qualcosa di veramente contraddittorio in questa nostra società considerata così avanzata. Sembra che ai bambini venga data una grande importanza e molto spazio (a differenza che nel passato), ma a ben vedere in un modo che li sta danneggiando profondamente. Indubbiamente c’è una sensibilità aumentata nei confronti dei piccoli; ma forse molto di questo spazio gli è dato perché ci si è accorti che sono già a quell’età dei potenti consumatori, e che quindi sono molto utili a una società basata sul denaro, sulla produzione e sui consumi.
Dunque, quello che sta succedendo è qualcosa di opposto all’interesse profondo verso i bambini; che in realtà non vengono considerati nei loro veri bisogni fondamentali, e che di conseguenza non sono veramente aiutati (in famiglia, nella scuola, nella vita sociale).
Come ulteriore conseguenza, queste nuove generazioni hanno perso di vista una quale debba essere la loro corretta presenza nella società; sono state allettate da consumi e oggetti, da videogiochi, da social network, da programmi sempre più frenetici, caotici, consumistici; che hanno fatto loro credere di poter decidere e imporre tutto quello che vogliono e che pensano, come se fosse sempre giusto, come se loro sapessero sempre più degli altri.
E tutto questo ha reso molto più infelici genitori, insegnanti, operatori, ma anche gli stessi bambini, che si trovano a scontrarsi continuamente senza capire veramente cosa per loro è bene, senza poter più avere guide autorevoli e nello stesso tempo affettuose e amorose. In un circolo vizioso, questo scontro sta peggiorando sempre di più il rapporto tra adulti e piccoli, creando ancora più scontri, conflitti, amarezze. Gli adulti finiscono per scoraggiarsi, per lasciar perdere, smettere di educare, oppure delegare ad altri la difficoltà di queste relazioni.
S.B.: Come intervenire, curare e prevenire?
L.R.: Certamente non lasciando perdere, né accontentandoli in tutto, né difendendoli incondizionatamente se assumono atteggiamenti sbagliati, ma neppure ingaggiando con loro guerre infinite e logoranti per tutti.
S.B.: Allora come comportarsi con loro?
L.R.: Allora ricominciamo dalla comprensione di quali siano le modalità giuste e corrette. Possiamo ricominciare guardando a tutte le Esperienze di Base che sono fondamentali per la loro vita e per la relazione tra gli adulti e i piccoli. Non si tratta di una “via di mezzo” tra quelle prima citate (autoritarismo rigido o lasciar fare tutto), ma di un modo completamente nuovo: quello di seguire i funzionamenti profondi che permettono ai bambini e alle bambine di crescere in modo sano, armonico, equilibrato, e con l’aiuto degli adulti, in primis dei genitori.
Soltanto in situazioni particolarmente grave difficili, allora sì, possiamo ricorrere all’esperto, allo psicoterapeuta, che aiuterà in questo caso non solo i piccoli ma anche coloro che sono implicati nell’educazione dei piccoli.
Ma per il resto dei casi potrebbe bastare realizzare una vera prevenzione.
S.B.: Ci può dare delle indicazioni?
L.R.: Proprio aiutando e facilitando le varie Esperienze di Base che i bambini attraversano nella loro vita quotidiana e che permettono loro di crescere bene, di non essere preda dei consumi, delle tecnologie, della violenza che circola nella nostra società. O meglio, nonostante tutto questo (che non possiamo certamente eliminare), possiamo comprendere in modo molto chiaro cosa fare con i piccoli proprio per permettere loro di conservare in modo sano le Esperienze di Base. Nel libro sono indicate quali sono, che importanza hanno, come aiutarle e come evitare che si blocchino e che si alterino.
Ma possiamo anche agire attraverso vere e proprie modalità compensatorie, riequilibrare funzionamenti che si sono alterati, con tecniche molto precise, che ho messo a punto, verificato, e affinato negli anni, sia in situazioni individuali che di gruppo. Si tratta di attività che possono essere svolte all’interno della vita familiare, ma soprattutto all’interno di scuole e comunità; laboratori che potrebbero essere svolti normalmente tutti gli anni, con comprovati effetti positivi, e facili da raggiungere anche con un numero di incontri abbastanza limitato.
Ma per questo sono necessarie decisioni politiche centrali: sull’educazione, sull’infanzia, ma anche sulla adolescenza.
S.B.: Quali sono le Esperienze di Base ricettive?
L.R.: Nel libro troverete descritte le Esperienze di Base che sono particolarmente implicate nel rapporto con l’infanzia, Esperienze che tutti noi conosciamo bene, che possiamo ritrovare nella vita degli esseri umani.
Quelle che io ho definito ricettive hanno la caratteristica di essere azioni ricevute dal bambino e quindi messe in atto dall’adulto: come essere Tenuti, essere Protetti, essere Ascoltati, essere Compresi e Valorizzati, essere Amati.
Certamente tutti i genitori (ma anche educatori e operatori) amano i piccoli, ma il modo in cui si svolge complessivamente la relazione riguarda tutti questi aspetti che vanno compresi al fine di poterli preservare nella vita dei piccoli. Il libro spiega esattamente come fare; ma non si tratta di comportamenti, non sono dei decaloghi da seguire, ma è la comprensione di che cosa sono queste Esperienze di Base che sono alla radice di tutto quello che accade al bambino, e di come aiutarle in modo semplice e non complicato.
S.B.: Quali sono le Esperienze di Base attive?
L.R.: Sono quelle che riguardano l’azione che i bambini compiono, il loro muoversi e muovere il mondo circostante. Sono anch’esse estremamente importanti perché permettono ai piccoli di interagire positivamente con la realtà circostante, la famiglia, le istituzioni, il mondo dei pari. Sono Esperienze come Prendere l’altro a portarlo sé, Cambiare la situazione, Dare, Forza originaria, Forza calma, Affrontare, e così via.
S.B.: Quali le conclusioni?
L.R.: Più che conclusioni dobbiamo veramente aspettarci che ci siano inizi, molti inizi; augurarci che questi concetti possano circolare sempre di più e muovere situazioni nuove, creare nuove opportunità, e finalmente mettere in atto ciò che può cambiare profondamente, e direi finalmente, una situazione relativa all’infanzia e all’adolescenza che sta diventando veramente negativa e insopportabile.
Mentre, invece, piccoli e grandi devono costituire una comunità il più possibile e sempre di più sana, in grado veramente di muovere le cose del mondo nella direzione di una vita piena, sana, felice, in un ambiente altrettanto sano, e in una sana giustizia sociale.