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Aumento stipendi ministri non eletti, continua la bufera. Valditara: “Rinuncio al bonus”

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(Adnkronos) – Continua a tenere banco l’emendamento della Manovra 2025 sull’equiparazione degli stipendi dei ministri non eletti a quelli dei ministri parlamentari.  

Dopo l’attacco del Movimento 5 Stelle al titolare dell’Istruzione accusato di intascare grazie all’emendamento “un aumento pari quasi al quintuplo dello stipendio medio di un qualsiasi insegnante italiano”, il ministro torna a ribadire di voler rinunciare al bonus. 

“Gli esponenti M5S in commissione Cultura della Camera dimostrano di non avere il senso della vergogna. Ho già annunciato pubblicamente che non intendo percepire i bonus a cui peraltro loro invece hanno diritto. Le loro dichiarazioni fanno sorgere il sospetto che più che scarsa informazione o banale demagogia vi sia malafede”.  

Ma a stretto giro arriva la controreplica del Movimento: “Valditara sta ammettendo implicitamente che quella misura che comporta un aumento per i suoi colleghi non parlamentari pari a quasi 5 mensilità di un insegnante è una vergogna. A questo punto faccia un passo in avanti. Chiami Giuli, Crosetto e gli altri e suggerisca anche a loro di rinunciare. O meglio, già che c’è, si impegni a far ritirare al suo governo e alla sua maggioranza quell’emendamento vergognoso”. 

Lancia invece un emendamento al contrario Maurizio Gasparri: “Io faccio un’altra proposta. Siccome un ministro guadagna un terzo, un quarto di un parlamentare, io proporrò in Senato che tutti noi parlamentari, a cominciare dalla Schlein e da Borghi di Italia Viva, che hanno detto che non va bene, di equiparare i trattamenti di noi parlamentari a quelli dei ministri che non sono parlamentari. Così risolviamo il problema. La Schlein, che protesta, guadagna il quadruplo di Crosetto o di Giuli… Io farò questa proposta”, afferma il capogruppo di Fi al Senato. 

Una ‘sfida’ raccolta subito dalla senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S a palazzo Madama.”Bene – afferma la pentastellata – adesso Gasparri faccia portare velocemente la proposta nel Consiglio di presidenza del Senato e chieda a qualche suo collega di partito di fare lo stesso alla Camera, perché sono quelli gli organi deputati a decidere degli stipendi e di varie altre prebende dei parlamentari. Per la prima volta noi saremo d’accordo con Gasparri, voteremo la sua proposta e gli daremo l’occasione storica di avere fatto finalmente, dopo 32 anni da mantenuto della politica, qualcosa di buono per i cittadini”. Lo afferma la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S a palazzo Madama. 

E mentre infiamma la bufera Matteo Renzi rivendica su X di aver detto no, da presidente del Consiglio, all’aumento delle indennità. “Dieci anni fa ero premier non parlamentare. E guadagnavo meno degli altri ministri. In molti mi chiesero di fare una norma per aumentare lo stipendio. Dissi di no, perché se è vero che è populismo criticare gli stipendi della politica è anche vero che alzare gli stipendi dei sottosegretari, dare l’indennità a Brunetta, aumentare lo staff di Lollobrigida non è buona politica. Si chiama spreco. E io sono contro gli sprechi, sempre”, scrive Renzi.  

“Questa legge di bilancio dimezza le previsioni di crescita e raddoppia le indennità ai sottosegretari. Avete voluto il governo degli influencer? E adesso ecco le conseguenze. Ma la cosa più grave è che questa maggioranza agisce di nascosto, con emendamenti last minute e senza consentire il dibattito perché mettono la fiducia: questo è il vero scandalo. Si prendono i soldi ma non hanno neppure il coraggio di metterci la faccia”, conclude l’ex premier. 




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