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Appalti pubblici: “Ditte propongono ribassi di quasi il 50%”, la denuncia di Ance Agrigento

“Se è possibile ottenere una riduzione di questo tipo dei costi, nonostante gli aumenti – spiega il presidente Carmelo Salamone – significa che gli importi possono essere ridotti o mancano i controlli”
Se ci sono ditte così scriteriate da essere in grado di offrire un ribasso di quasi il 50% sul costo degli appalti pubblici, significa che chi deve controllare non fa il suo lavoro per incapacità o, peggio, per insipienza oppure che i prezzi inseriti negli appalti, derivanti dal prezzario regionale sono esageratamente superiori a quanto dovrebbero essere e per questo che bisogna chiederne una revisione al ribasso”.

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A lanciare un vero e proprio appello è il presidente provinciale di Ance, Carmelo Salamone.
La mia può apparire come una provocazione, ma lo è fino a un certo punto – spiega – Nonostante il costo delle materie prime sia schizzato alle stelle, tanto che il Governo è dovuto intervenire con un apposito capitolo di spesa per supportare le imprese;   nonostante vi sia un tetto minimo per il costo della manodopera; nonostante misure assolutamente dannose per le aziende come lanticipazione dellIva con lo split Payment e vi siano dei tetti che individuano la soglia di anomalia delle offerte, i dati degli appalti in Sicilia ci dicono che ancora oggi vengono aggiudicati bandi pubblici con un ribasso che arriva anche a quote del 46%. Da imprenditore, prima ancora che come presidente provinciale di Ance, non riesco a comprendere in che modo si riesca a fare profitto e coprire i costi per lacquisto delle materie prime, per pagare i lavoratori e, ancora, metterli nelle condizioni di lavorare in sicurezza”.

La verità dei fatti – continua Salamone – è che c’è chi continua ad approfittarsi delle pieghe, anzi, delle piaghe del sistema, e chi, tra coloro che dovrebbero essere deputati al controllo, semplicemente fa finta di nulla. Un mix che non solo danneggia gli imprenditori più rispettosi delle regole, ma rischia di provocare danni al “sistema Paese”, con lavori che vengono interrotti a metà, o realizzati al risparmio, con pericoli per i cittadini. La domanda che, quindi, ci poniamo, volendo essere provocatori ma anche conseguenti logicamente ai fatti, è: se è possibile offrire un ribasso della metà degli importi stanziati, perché non tagliare le somme stanziate e utilizzarle per effettuare altri lavori? Ma soprattutto, perché si continuano ad attuare misure che non vengono in nessun modo discusse con i rappresentanti delle categorie?”.

 

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