A Catania concluse le udienze di convalida dei fermi dei sette egiziani indagati per la violenza sessuale di gruppo a una 13enne nella Villa Bellini. Le udienze tenute sia su piattaforme online che in presenza. Davanti al Palazzo di giustizia esposti anche due striscioni contro la violenza e contro il femminicidio.
“Un indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre l’altro si è fatto interrogare ed ha risposto alle domande del gip”. Lo afferma l’avvocato penalista Alessandro Fidone che assiste due dei maggiorenni tra i fermati per la violenza di gruppo alla villa Bellini di Catania. “Sono nel catanese da due anni – aggiunge il legale- il primo vive in una comunità, il secondo invece lavora ad Acireale”. L’avvocato precisa inoltre che il giovane interrogato “si è detto estraneo ai fatti, era sul posto ma non ha partecipato all’aggressione e ha capito la gravita dei fatti”.
“Il mio assistito si è reso conto della gravità dei fatti da subito, per questo ha prima parlato con gli operatori della comunità e poi con i carabinieri”. Lo afferma Salvatore Ganci, legale che assiste il maggiorenne agli arresti domiciliari per la violenza di gruppo su una 13enne alla Villa Bellini di Catania, avvenuta il 30 gennaio scorso. L’avvocato sottolinea inoltre che “sembra che ci fossero tra i 10 e i 7 ragazzi presenti, ma al momento il fermo ne indica 7 e se ci sarà qualcosa in più verrà fuori dalle indagini”. “Il mio assistito – aggiunge infine il legale- ha confermato quanto aveva detto prima, quindi è stato un interrogatorio lampo, ha spiegato che la sua presenza sul posto è stata del tutto casuale, era lì perché aveva sentito gridare. Ma qualunque altra valutazione al momento è prematura”.
E’ scoppiato a piangere nel corso dell’interrogatorio uno dei quattro ragazzi egiziani arrestati con l’accusa di stupro di gruppo nei confronti di una ragazza di 13 anni, nella Villa Bellini di Catania. Il giovane, come si apprende, non ha però mostrato “segni di pentimento” su quanto accaduto. Alcuni degli indagati hanno risposto alle domande del gip di Catania, alla presenza del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e della pm Anna Trinchillo.