“Ha ragione il Procuratore capo di Palermo de Lucia quando dice che oggi ‘è più difficile scoprire i funzionari infedeli che i mafiosi’, perché i mafiosi, più o meno, si conoscono, anche perché hanno un sistema ‘riproduttivo’ spesso all’interno delle proprie famiglie, quindi con una gerarchia interna che si tramanda in alcuni casi da padre in figlio. Si conoscono quelli che escono dal carcere o che tornano a delinquere, ma la borghesia mafiosa, cioè quell’area apparentemente di persone al di furi di ogni sospetto, sono più complicate da scovare”. A dirlo all’Adnkronos è il Presidente della Commissione regionale antimafia in Sicilia Antonello Cracolici, commentando le parole del Procuratore capo di Palermo, Maurizio de Lucia che oggi in una intervista a Repubblica dice che “le indagini sui colletti bianchi sono più difficili perché non è possibile utilizzare il sistema legislativo che funziona nei confronti della mafia, abbiamo strumenti diversi, certamente meno invasivi, ma anche meno efficaci”.
A margine della commemorazione di Libro Grassi, l’imprenditore ucciso dalla mafia il 29 agosto di 33 anni fa, Cracolici spiega: “La strumentazione per contrastare i cosiddetti ‘colletti bianchi’ si è attenuata, è inutile negarlo. C’è stato in questi anni il tentativo di mettere in discussione strumenti fondamentali nella lotta alla mafia, uno su tutti, le intercettazioni. Difficilmente qualcuno sarà individuato per strada perché si limita a incontrare un mafioso. Il più delle volte c’è un sistema di affari, società. Bisogna andare più dai notai o dai commercialisti. E’ evidente che un’attività di questo tipo va fatta con una strumentazione diversa”.
(Terranova/Adnkronos)