Maxi blitz antimafia oggi a Palermo. Eseguiti 183 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, e altro. L’inchiesta ha svelato come i capimafia si stavano preparando per riorganizzare i vertici di Cosa Nostra.
Una volta assunto il ruolo di reggente del mandamento di Porta Nuova, Tommaso Lo Presti, ‘il pacchione’, ha cominciato a gestire il traffico e lo spaccio di stupefacenti non solo nel suo mandamento ma in tutte le piazze di spaccio del territorio palermitano “con il consenso deferente – sottolineano i magistrati – di esponenti mafiosi di altri mandamenti palermitani”. E’ uno dei particolari che emerge dall’indagine della Dda di Palermo che stamattina ha portato all’arresto di oltre 180 esponenti di Cosa nostra.
Una realtà che emerge con evidenza in una conversazione captata tra Tommaso Spataro e Francesco Stagno, capo della famiglia mafiosa dello Zen. Spataro sostiene che, pur con tutto il rispetto per Lo Presti, non potevano lasciare a lui il potere di “imporre” le sue decisioni in tutte le piazze di spaccio di Palermo: “con tutto il rispetto per Masino… il suo quartiere ce l’ha… noi siamo qua morti di fame”. Ma è Stagno a spiegare che Lo Presti non è “uno qualunque”: “Non c’entra niente che è il suo… lui ce l’ha … lui è uscito pure ora un terremoto d’anni e lui… non è uno qualunque”. E ancora: “lui ha le chiavi di ovunque e lui è l’unico… il primo… tutto il resto si sono presi il nome, si sono presi i cognomi e si sono presi tutto… tutto quello che lui ha seminato … ma il primo e l’unico è lui…”.
“La graduale ripresa di Cosa nostra è stata, al contempo, causa ed effetto del crescente introito di denaro. Il sistema estorsivo è tuttora al centro degli interessi mafiosi, anche quale strumento di controllo del territorio, dove emerge, ancora una volta, la strategia delle imposizioni “a tappeto” (si pensi, ad esempio, alla sottomissione massiccia dei ristoranti delle borgate marinare di Sferracavallo e Mondello all’ordine di intraprendere nuovi rapporti di fornitura di prodotti ittici con il grossista indicato da Nunzio Serio)”. Così, i pm della Dda di Palermo nel provvedimento di fermo
Ma è stato soprattutto il ritorno al traffico di stupefacenti a segnare il momento della svolta economica. Il già accennato ampliamento dei contatti con la “grande distribuzione” tanto da pensare di “comandare Palermo”, registrato in più territori ed anche nelle indagini che ci occupano, è stato possibile grazie al costante accumulo di capitale derivante dal controllo capillare del mercato cittadino – anch’esso emerso chiaramente nei suddetti procedimenti – realizzato con l’imposizione sistematica, ai venditori al dettaglio, della sostanza da porre in commercio o del pagamento di una percentuale o, talora, di un emolumento fisso mensile scollegato alle entrate. E ciò sebbene ancora gli uomini d’onore di vecchio stampo prendano le distanze da tal tipo di affari pur non disdegnandone il ritorno economico (Gino MINEO: se fate l’affare “porta qualche cosa” gli dici! … ..però stai attento ah, perché oggi domani, io vedi per ‘ste cose non mi ci sono mischiato mai, non ci sono entrato mai, non è che mi voglio andare ad infangare poi con un po’ di fanghi (..) Tu così gli dici “lascia qualche cosa per … per il paese”, … per i cristiani, gli dici … che hanno di bisogno”).
“Vieni qua, posa questa telefono che ti insegno”. Così diceva Giuseppe Marano, uno dei 183 arrestati di oggi nel blitz antimafia di Palermo. E riferendosi a un altro arrestato, Paolo Suleman, reggente della famiglia di Corso dei Mille diceva al suo ‘allievo’: “Fai parlare a lui, man mano che vai camminando devi essere scaltro, umile, fai parlare sempre a lui, l’ultima versione è la sua”. E il giovane allievo rispondeva: “Certo”. Un’altra ‘lezione’ riguardava la riscossione del pizzo. Così diceva Marano al suo allievo: “Ora tu vieni con me e ti faccio vedere come si fa. Cammina dietro di me”. “Qua i piccioli ci vogliono, i picciuli. Cammina dietro a me. Sì, corri, corri”.