Nel mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 71 milioni di soggetti sono portatori cronici del virus dell’epatite C (HCV) che attacca il fegato causandone un’infiammazione e calcola che nel 2016 siano morte 399 mila persone per malattie epatiche correlate a questo virus.
L’Unità Operativa di Medicina dell’Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli, diretta dal dott.Fabio Cartabellotta, da anni riferimento per il trattamento delle patologie epatiche e centro capofila della Rete HCV Sicilia, all’interno dell’Ospedale con il contributo incondizionato di Gilead Science, ha da poco concluso un progetto dal titolo HCV Patient Journey, condotto con l’obiettivo di favorire lo screening, la presa in carico dei pazienti dell’Ospedale (ricoverati e ambulatoriali) e contemporaneamente contribuire all’informazione dei cittadini ed del personale sanitario sull’importanza della diagnosi precoce dell’39;epatite C.
Il nostro progetto di screening, dichiara il dott. Fabio Cartabellotta – ha avuto l’obiettivo di far emergere il «sommerso» nei pazienti asintomatici che non sapevano di aver contratto il virus – Per il futuro intendiamo sviluppare un piano di comunicazione strategica mirato a promuovere sia lo screening che il linkage to care (l’avvio alla cura) per i cittadini con infezione cronica da virus C. Ciò si collega direttamente a quanto stabilito dal Ministero della Salute nel Decreto del 14 maggio 2021 il quale prevede che lo screening per l’epatite C sia rivolto, in via sperimentale, una tantum per un unico test, a tutta la popolazione nata dal 1969 al 1989 iscritta all’anagrafe sanitaria, inclusi gli stranieri temporaneamente presenti in Italia;.
Nel progetto portato avanti all’Ospedale Buccheri La Ferla e appena conclusosi, sono stati sottoposti a screening ab-HCV 14.881 pazienti. I dati hanno evidenziato una prevalenza di positivi di quasi il 5% nei pazienti ricoverati e del 2% negli ambulatoriali. Di questi una percentuale di viremici (positività ad HCV RNA) di quasi l’1%. In totale 58 pazienti sono stati avviati al trattamento con gli antivirali ad azione diretta (ADD) che consentono di guarire dall’infezione da virus C il 97-98% dei pazienti che vengono scoperti; e portati alla terapia. I farmaci precedentemente guarivano meno del 50% dei pazienti con effetti collaterali non indifferenti. Non tutti i pazienti potevano praticare la cura (quelli con malattia avanzata ed anziani). Oggi la cura è disponibile per tutti.
“Il progetto che è stato portato avanti – dichiara il dott. Dario Vinci, direttore sanitario dell’Ospedale – si colloca nella prospettiva di raggiungere uno degli obiettivi primari fissati l dall’OMS, ovvero l’eradicazione dell’epatite C entro il 2030. L’iniziativa ha una notevole rilevanza scientifica. La conoscenza e l’informazione sono gli strumenti che costituiscono la base per poter fare compiere ai nostri pazienti scelte consapevoli.
E’ fondamentale che tutti abbiano le capacità per prevenire e limitare l’infezione da HCV. Il miglioramento della diagnosi precoce dell’epatite C e una terapia tempestiva, grazie ai farmaci di ultima generazione, può portare alla guarigione ed evitare l’insorgenza di nuovi casi. Continuiamo a lavorare ogni giorno per una sanità sempre più vicina alle persone”.