Non poteva che essere lo scenario di Villa Filippina, scelto non a caso per la sua magicità, pur nella familiarità delle tradizioni di Palermo, ad ospitare il prestigioso aperitivo culturale, vera e propria agorà di idee del prossimo 2 giugno con un sapiente ‘melange’ di cultura, arte e spettacolo.
Il filo rosso che unisce i diversi momenti rende omaggio al senso di ciò che conta davvero nella vita di ciascuno di noi: l’esserci e l’amare. E allora c’è da chiedersi: perché proporre l’aperitivo culturale proprio a Palermo? La scelta non è casuale perché non lo è stata per nessuno degli artisti chiamati a partecipare.
Il “Fil Rouge” è affidato all’esperienza e alla professionalità della giornalista e conduttrice Dott. ssa Giovanna Cirino che vive e lavora a Palermo come se fosse la sua storica dimora.
Dall’incipit di Ultimo Gate di Basile, con la consueta abilità, la Cirino coinvolgerà personalità accademiche istituzionali ed operatori culturali tra i quali il Prof. Roberto Lagalla, già rettore dell’Università di Palermo.
Momò Calascibetta che presenterà i suoi lavori abbellendo il suggestivo scenario di Villa Filippina nasce a Palermo, si laurea in architettura ma sceglie di dedicarsi alla pittura. Nel 1982 si trasferisce a Milano, da cui intraprende un’intensa attività espositiva in gallerie private e in spazi istituzionali prestigiosi in Italia e all’estero.
I suoi lavori hanno interessato sommi maestri come il compianto P. Daverio. Ci regala nella foto che accompagna la presentazione dell’evento una ricostruzione particolare ed allegorica di Piazza Pretoria. Piazza Pretoria si trova nel centro storico di Palermo all’interno del quartiere Kalsa. Prende il nome dal palazzo municipale detto Pretorio che si affaccia sull’omonima Fontana conosciuta anche con il nome di “Piazza della Vergogna”, attribuito dagli abitanti di Palermo, oggi sede del Municipio panormitano.
Nella Piazza della Vergogna l’artista disegna tra luce e ombra, un chiaroscuro, un palpito nella notte della Fontana che è metafora della notte degli uomini. L’acqua invade e simboleggia i misteri della vita, dove nascita e morte, passato e futuro si intrecciano.
Max Serradifalco (Palermo, 1978) è un fotografo paesaggista italiano.
Le sue opere sperimentano i confini tra viaggi, fotografia, geografia e arte digitale. Ha anche uno scopo ambientalista ed etico volto a rafforzare la crescita sostenibile della Terra attraverso l’estetica intrinseca e creativa della natura.
Il “Dna delle Nazioni” di Serradifalco è un’istallazione che accoglierà il pubblico e presenta le bandiere dei diversi Paesi e segue la forma elicoidale del DNA.
Giulia Gravina, scultrice e maestra d’arte nata a Catania, trasferitasi a 20 anni a Roma per frequentare l’Accademia BB.AA., ha studiato scenografia col pittore Toti Scialoja e scultura col maestro Emilio Greco, conseguendo l’abilitazione in scultura a Milano.
Insegnante d’arte a Grosseto per quasi 30 anni, l’artista etnea ha vissuto tra Roma e la Toscana, rientrando a Catania circa 20 anni fa. Delle sue opere ha scritto il critico d’arte Claudio Strinati.
Claudio Basile è un avvocato che nasce con la passione della scrittura e con l’inquietudine di chi ama descrivere la vita piena ed appagante che evita l’indistinzione e la paura.
Ultimo Gate, si svolge tra tre luoghi ben definiti e con struttura e identità chiare: Palermo, Roma e Milano. Tre grandi città, con storie stratificate, dove i protagonisti del testo si muovono, vivono, muoiono. Si tranciano nel corpo, ricomponendosi in nuove membra e nuove manifestazioni dei sentimenti. È un viaggio, fatto di intrecci sentimentali e sostanziali. Michele l’urbanista palermitano e la moglie Elena: vittime di un rapporto stereotipato che scivola verso civili maniere per non nuocere alle convenzioni sociali di una certa borghesia. Un matrimonio che vive una vita fatta di apparenza per amore di Giorgia, la figlia. Fatalità, dramma, Giorgia che calpesterà tanti pavimenti di vari aeroporti, perché ha deciso di fare la giornalista, diventando un’inviata nelle zone di guerra. Ferite mai chiuse che si accomodano sulle panche delle sale d’attesa. Dagli ospedali agli aeroporti. Vite che si rigenerano.
Sergio Munafò & Pamela Barone 4et sono un quartetto che ripercorrono la tradizione del jazz abbracciando al contempo una trasversalità che va dalle italian songs alla bossanova, attraverso un continuo avvicendarsi tra il vecchio ed il nuovo che contraddistingue le caratteristiche fondamentali del progetto. Gli arrangiamenti portano tutti la firma del chitarrista e compositore Sergio Munafò, musicista con il quale l’eclettica cantante palermitana Pamela Barone, ha creato un mood ed un sodalizio artistico che hanno dato vita, nel 2019 ad un cd dal titolo “Valzer d’amor” per l’etichetta Comar 23. Special guest il maestro Vito Giordano direttore della scuola del “Brass Group di Palermo.
Anche per loro il compito è quello di evocare antiche suggestioni melodiche che però costituiscono tracce per un attualità musicale bisognosa di partecipazione e vera umanità, specie dopo la parentesi forzata del covid.
Foto catalogo primavera 89 -“Piazza delle Vergogne”, Momò Calascibetta per gentile concessione