CATANIA – Se non l’avete visto il 25 agosto torna Ippolito al Castello Ursino.La regia di Nicola Alberto Orofino; gli attori: Silvio Laviano (Teseo e coro), Egle Doria (Fedra e Artemide) Luana Toscano (Afrodite, nutrice), Gianmarco Arcadipane (Ippolito). Ne faremo un’analisi psicanalitica. La storia per chi ci legge: Fedra seconda moglie di Teseo si innamora del figliastro Ippolito. Non ricambiata, decide di vendicarsi, quindi suicidandosi lascia una lettera a Teseo dove accusa il figliastro di averla violentata. Teseo punisce il figlio Ippolito esiliandolo. In seguito Poseidone travolge il suo cocchio in riva al mare sfracellandolo sugli scogli. Tutto questo sotto l’egida di una perfida Afrodite e di una perversa Artemide.
Qual era l’uso che i greci facevano delle loro tragedie?
Quasi sicuramente rappresentavano un monito: in questo caso verso un “tardo adolescente” dal nome Ippolito che voleva restare vergine: ma si era mai visto un maschio vergine nella Grecia Antica? Si è vero fino ad una certa età potevi anche finire a fare l’efebo di un grande condottiero e cedere docilmente le tue terga a suo favore. Ma poi ti dovevi accoppiare ad una donna e avresti dato luogo alla tua stirpe di guerrieri. Anche se il “vero amore” per i greci restava sempre quello maschile. Le donne erano solo un’incubatrice e Ippolito ad un certo punto della tragedia ce lo racconta: “Perché le donne devono accoppiarsi con gli uomini non potrebbero fare i figli da sole?”
Eh sì! La “partenogenesi”! Dono di qualche dea (Hera lo faceva battendo il suolo col suo piedone divino) o di Zeus in persona (che concepiva figli in testa e nella sua divina coscia).
Vi immaginate quindi gli antichi greci genitori di figli asessuali, atterriti dalle pratiche efebiche che gli dicevano: “Hai visto come ti finisce se non fai sesso? Afrodite si vendica di te e ti fa morire squartato!”.
Lui Ippolito devoto ad Artemide dea vergine della caccia (un dio maschio vergine non esisteva poiché i Greci nonostante avessero una divinità per ogni cosa non lo avevano contemplato) presenta l’unica traccia di un rito arcaico di iniziazione lesbico, tra la dea vergine e la ninfa Callisto: forse Ippolito era un transgender? Ai tempi dei greci: un ermafrodito? Nella scelta di un “quasi patologico” celibato del nostro tardo adolescente si ravvisa una paura atavica nei confronti del sesso e dei contatti fisici in generale: ma vediamo perché!
La madre di Ippolito, Antiope (o Ippolita) regina delle Amazzoni non è una nobile ed è stata rapita e violentata da Teseo. Si spiegherebbe la scelta di Ippolito e la celebrazione del celibato come una forma di identificazione con la vittima ovvero con colei che lo ha generato controforza.
Anche Fedra moglie legittima di Teseo veniva da una “famiglia psicopatica” di tutto rispetto: figlia di Minosse re di Creta, era di stirpe micenea che dominava Atene. Da anni aveva assistito ad una tragedia familiare poiché la madre Pasifae (a causa di una vendetta di Poseidone) si era innamorata del Toro di Creta. Per potersi accoppiare col toro si fece costruire una “vacca di legno” una sorta di scocca bovina dove potersi inserire per abbindolare l’animale. Da tale accoppiamento nacque il Minotauro che aveva il corpo umano, la testa di toro, gli zoccoli, una bella coda, tutto ricoperto da una pelliccia bovina. Di carattere selvaggio e feroce dominato dall’istinto animale. Non potendo uccidere il Minotauro per via della vendetta di Poseidone, Minosse lo fece rinchiudere nel Labirinto di Cnosso per due motivi: il primo per impedire che si mangiasse tutta la popolazione e il secondo perché era il simbolo delle regali corna che gli aveva messo la moglie.
Ma un giorno, durante i giochi olimpici che si tenevano ad Atene, gli ateniesi invidiosi perché aveva vinto tutte le gare, uccidono uno dei figli di Minosse. Il vecchio re per punizione decise che gli ateniesi, allora sotto il dominio di Creta, avrebbero mandato ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle da offrire in pasto al Minotauro.
Entra così nella storia della famiglia psicopatica anche Teseo che decide di liberare gli ateniesi da questa atrocità: forse perché questa sorte sarebbe toccata pure a suo figlio Ippolito? O meglio perché così poteva pretendere di sposare una figlia di Minosse e soggiogare Creta? Infatti sarà Arianna (sorella maggiore di Fedra) ad aiutarlo: dopo aver ucciso il Minotauro, Teseo riuscirà ad uscire dal Labirinto tramite il celebre Filo. Arianna si è innamorata di lui. Ma Teseo si è innamorato di Fedra: nel dubbio le rapisce entrambe e poi abbandona Arianna, alla prima isoletta di passaggio.
Il mito greco è fatto così come siamo fatti noi: la famiglia incide sulle scelte future.
Teseo era famoso come tombeur de femmes (Perigune, Alope, Arianna, Fedra…), anzi, come “rapitore di donne” (Antiope, Elena, Persefone…). Ippolito forse se ne vergognava e cercava di formarsi un’identità agendo all’opposto, come celibe e vergine di ferro. Al contrario di Fedra, che al momento della tragedia si trovava da sola chissà da quanto tempo: ormai sono passati anni dal vigore nuziale, ci sono due figli, Teseo sicuramente la “tradisce”… ma per l’uomo greco per di più re, manco esiste la terminologia corrispondente.
In Fedra, risvegliata dai sensi della sua perfida Afrodite, è presente la patologia dell’erotismo e anche il difetto dell’erotismo, la sconvolgente furia dell’amore in anime di donna come lei di tempra eccezionalmente volitiva che rivelano una fragile compagine nevrotica.
La donna di Euripide può essere protagonista della tragedia perché capace di esasperazioni emotive e di motivazioni pulsionali.
La reinterpretazione dello spirito dionisiaco, una “cougar” di recente coniazione, pronta a giocare con il suo toy-boy di turno.
Perché l’amore di Fedra fa così paura? In fondo non c’è legame di sangue, il corpo della donna era considerato semplice “humus”, luogo che non partecipa alla generazione, dove si sarebbero uniti i “semina” di un padre e di un figlio, dando luogo quindi ad un incesto omosessuale. L’unione omosessuale produrrebbe nel corpo di Fedra “terreno di coltura” di un atto mostruoso.
La tendenza incestuosa è fondante la teoria psicanalitica. Dopo la vicenda edipica abbiamo quindi, la vicenda “Ippolita”: la censura del desiderio incestuoso originario come causa prima di ogni nevrosi. La nevrosi è l’espressione di un conflitto tra desiderio inconscio fomentato e mantenuto dalla sessualità infantile rimossa e le difese messe in atto dall’io.
Secondo l’antropologo Claude Levi Strauss, l’incesto è il tabù più comune presso tutti i gruppi umani: è la proibizione dell’endogamia il cui effetto è l’incoraggiamento dell’esogamia. Euripide ribadisce la proibizione dell’incesto. Sono le fantasie, i sogni, le scissioni, utilizzate come meccanismi di difesa: tutto avviene nei primi cinque sei anni di vita. Prima viene sperimentato e poi rimosso. Il risultato è la manifestazione del sintomo, cioè l’idea ossessiva di Ippolito sulla sua castità, sul suo desiderio insieme attraente e pericoloso. In altre parole il suo comportamento è esplicitamente protocristiano: è espiare l’espiazione.
I greci non hanno una concezione profonda della libertà di coscienza, né mai l’hanno avuta i romani al tempo del paganesimo. Ecco perché quando si trovano in un vicolo cieco, hanno bisogno di credere che un qualche dio li salverà. Però come ribadiva la parte oscura ed eretica di Freud: sapersi gestire “l’animale che ti porti dentro”, l’istinto, il Minotauro, (la religione cattolica lo identificherà col demonio) diventa fondamentale per una buona salute fisica e mentale, per sé stessi e per gli altri.
Sennò si finisce “banalmente male” per ovvia ragione, come la famiglia psicopatica in questione.