“Diciamo grazie a questa classe politica che, in brevissimo tempo, ha approvato le norme per l’accesso al lavoro dei non vedenti modificando la legge regionale numero sessanta del 7 maggio del 1976 e rilanciando le assunzioni nei centralini della Regione”.
Così il presidente del Consiglio regionale dell’Uici, Gaetano Renzo Minincleri, ha commentato l’approvazione, ieri, da parte dell’Assemblea regionale siciliana, delle nuove normative. Minincleri, che ha voluto presenziare all’esame in aula, conclusosi con il voto unanime dei presenti, ha espresso grande soddisfazione per la decisione dell’Ars.
“Il due marzo del 1957 – ha ricordato – l’Assemblea regionale aveva approvato una legge, la numero 21, che aveva rivoluzionato il mondo dei non vedenti e anticipato la normativa nazionale, passata nell’agosto dello stesso anno. La legge siciliana stabiliva l’obbligo per l’Amministrazione regionale e gli enti dipendenti, vigilati e controllati e i servizi pubblici, di assumere centralinisti non vedenti. Per la prima volta le porte dell’integrazione lavorativa venivano aperte ai disabili visivi e in questi decenni sono stati tanti i non vedenti siciliani che, grazie a questa norma, hanno conquistato la dignità di un’occupazione”.
“Trascorsi più di sessant’anni – ha aggiunto Minincleri -, l’evoluzione tecnologica della telefonia aveva condotto verso una riduzione degli operatori. Ma dei decreti ministeriali del 2000 hanno esteso a nuove figure professionali il collocamento obbligatorio. Così oggi i non vedenti possono occuparsi non soltanto di telefonia ma anche della gestione e dell’utilizzazione delle banche dati, dei servizi di telemarketing e telesoccorso, o essere impiegati come addetti alle informazioni alla clientela e anche come operatori amministrativi e di segreteria”.
“La legge regionale che consente tutto questo – ha concluso – apre, di conseguenza, anche una nuova stagione di formazione professionale per dare a questi disabili visivi un’adeguata preparazione. Una nuova stagione di dignità umana attraverso l’integrazione”.