Quanto costano i fumatori al sistema sanitario nazionale? Quanto si risparmierebbe se tutti i fumatori passassero ai prodotti a rischio ridotto? Sono le domande che si sono posti i ricercatori del CoEHAR dell’Università di Catania che hanno appena avviato un altro importante studio volto ad analizzare la correlazione tra i dati sanitari dei pazienti che arrivano al pronto soccorso degli ospedali e le loro abitudini tabagiche. Come sappiamo, infatti, più di 40 milioni di fumatori nel mondo hanno deciso di passare ai prodotti a rischio ridotto per ridurre i danni provocati dalla combustione delle sigarette convenzionali.
Ma la riduzione del danno e la diminuzione delle malattie fumo correlate quanto inciderebbe sulle strategie di politica sanitaria internazionale? Ci sarebbero meno accessi in ospedale senza fumo di sigarette convenzionali? La risposta la daranno i questionari somministrati a più di 3000 pazienti ospedalizzati a cui verrà analizzata l’abitudine tabagica e l’eventuale uso di prodotti senza combustione al fine di valutare le cause di accesso in ospedale e gli esiti successivi delle malattie riscontrate.
Secondo numerosi studi, l’utilizzo dei prodotti privi di combustione comporta un’esposizione drasticamente inferiore a componenti tossici e quindi un beneficio in termini di salute ma i dati sull’impatto epidemiologico di questi prodotti sulla popolazione risultano ancora in fase di valutazione.
Lo studio SMOPHED (Tobacco SMOking and nicotine PHenotype and severity of clinical presentation at Emergency Room Department) intende quantificare il potenziale di riduzione del danno e l’impatto in termini di salute dei prodotti senza combustione sui pazienti ospedalizzati in pronto soccorso, analizzando l’associazione tra i dati sanitari e gli esiti successivi. Nello specifico, si valutano i dati provenienti dalla prima ospedalizzazione e l’eventuale tasso di mortalità relazionato ai diversi schemi di consumo.
Secondo i dati rilevati all’ammissione al pronto soccorso, il numero di pazienti fumatori con esiti clinici più gravi, e quindi con un tasso di ospedalizzazione o mortalità maggiore, è più alto rispetto ai pazienti non fumatori. Come spiega il prof. Davide Campagna del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania: “Intendiamo valutare se, ed eventualmente in che maniera, l’uso delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato può influire sia sulle ammissioni al pronto soccorso sia sulla salute, attraverso un’analisi del dato reale proveniente da pazienti che si presentano nei reparti emergenza, molto spesso il primo e unico punto di contatto dei fumatori con il sistema sanitario”.
Basandosi sui dati statistici di ingresso nel Pronto Soccorso dell’Ospedale Policlinico “Gaspare – Rodolico” di Catania, si stima che verranno arruolati circa 1500 pazienti fumatori, 1000 ex fumatori e almeno 350 utilizzatori duali. I partecipanti verranno selezionati poco dopo l’ammissione al triage, durante la fase valutativa da parte del personale ospedaliero necessaria per l’assegnazione del grado di urgenza. In questa fase, il paziente compilerà il questionario dove dichiarerà se fuma, se svapa e o se utilizza entrambi gli strumenti.
Tuttavia, oltre al monitoraggio clinico e ad un’adeguata assistenza, per migliorare le condizioni di un paziente sono spesso utilizzate delle scale di validazione (come la scala News – National Early Warning Score) che descrivono dettagliatamente le condizioni della persona, l’evoluzione clinica e lo stato di gravità della malattia.
“Non solo valuteremo l’esposizione alle diverse tipologie di prodotti contenenti nicotina, ma sfrutteremo anche i dati rilevati per l’assegnazione del punteggio NEWS – aggiunge il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR di Catania – quello utilizzato per l’ammissione al pronto soccorso che evidenzia la gravità della malattia. La nostra ipotesi è che l’uso dei dispositivi elettronici senza combustione sia associato a un punteggio NEWS molto più basso, e quindi a malattie non gravi con una minor permanenza in pronto soccorso, minori esiti negativi e di ovvia conseguenza risparmio in termini di costi a carico del sistema sanitario nazionale”.
I dati di SMOPHED potranno essere utilizzati per dare un contributo all’implementazione di politiche sanitarie che tengano conto delle strategie di riduzione del danno e che possano ridurre il numero di accessi alle strutture d’emergenza, i tempi di attesa e tutti i relativi costi sostenuti dal sistema sanitario nazionale.
URL: https://www.researchprotocols.org/2024/1/e54041