La fotografia subacquea è un ottimo strumento per monitorare e studiare la diversità ittica nelle aree marine protette e anche in qualsiasi altro tratto marino costiero. Lo rivela lo studio dal titolo “Underwater photo contests to complement coastal fish inventories: results from two Marine Protected Areas in the Mediterranean” pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Mediterranean Marine Science.
La ricerca è stata condotta dal Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania con l’ittiologo Francesco Tiralongo in collaborazione con i ricercatori Gabriele La Mesa dell’ISPRA, Francesco Paladini De Mendoza dell’Ente Fauna Marina Mediterranea, Filippo Massari della FIPSAS e Ernesto Azzurro del CNR-IRBIM e della Stazione Zoologica Anton Dohrn.
Dallo studio è emerso che la fotografia subacquea, inquadrata nel contesto competitivo del Safari Fotografico Subacqueo della Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee – FIPSAS, meglio noto il nome di “Caccia Fotosub”, nata agli inizi degli anni Settanta, rappresenti un valido strumento per monitorare e studiare la diversità ittica nelle aree marine protette, e ovviamente anche in qualsiasi altro tratto marino costiero, vista la mancanza di studi dettagliati.
“Le competizioni fotografiche FIPSAS, che per regolamento premiano gli atleti che fotografano il maggior numero di specie ittiche, e l’ottima preparazione dei partecipanti permettono in tempi brevi di avere degli “inventari ittici” in pochissimi giorni e a costo zero – spiega il ricercatore Francesco Tiralongo dell’Università di Catania -. Ovviamente tutti i dati devono essere convalidati e successivamente analizzati e questo richiede settimane di meticoloso lavoro, ma i risultati che ne vengono fuori sono più accurati rispetto a quelli ottenuti tramite i classici studi di “visual census” che noi biologi marini, dediti allo studio della fauna ittica, conduciamo più o meno regolarmente. Questa accuratezza è dovuta alla forte motivazione degli atleti che per ottenere il più alto punteggio riescono a scovare ogni specie ittica presente in zona e alla preparazione non indifferente degli stessi atleti che spesso hanno alle spalle diversi lustri di esperienza in immersioni e competizioni fotografiche subacquee a “caccia di pesci”. I subacquei e gli apneisti FIPSAS, inoltre, perlustrano palmo per palmo i fondali del campo gara, non facendosi sfuggire neanche le specie ittiche di piccole dimensioni (criptobentoniche) che rimangono solitamente ben nascoste tra gli anfratti, le buche e gli organismi incrostanti presenti sul fondale marino».
«Grazie alle esplorazioni degli atleti FIPSAS dei vari campi gara è stato recentemente possibile segnalare la presenza di due specie ittiche aliene, quella del Pesce Coniglio (Siganus luridus) nelle acque ioniche della Calabria e della Bavosa Boccarossa (Ophioblennius atlanticus) nelle acque ioniche della Sicilia esattamente proprio a Catania – aggiunge l’ittiologo -. La prima di origine lessepsiana, la seconda di origine atlantica. È evidente quindi la molteplice importanza di questo tipo di competizioni e della fotografia subacquea in genere nel monitoraggio e nello studio della fauna ittica».
Lo studio ha messo a confronto la biodiversità ittica di due aree marine protette: Punta Campanella nella costa tirrenica e Capo Rizzuto nella costa ionica censendo ben 89 specie nella prima e 75 nella seconda per un totale di 97 specie ittiche costiere e consentendo così alle due aree protette di possedere adesso inventari ittici aggiornati e accurati che saranno utili anche in futuro.
«Lo scorso anno la competizione nazionale FIPSAS si è tenuta invece proprio a Catania, il 19 settembre 2020, dove sono state censite almeno 55 specie ittiche in sole 4 ore e i cui dati sono ancora in corso di studio ed elaborazione – spiega il ricercatore catanese, che ormai da anni segue in prima persona le competizioni nazionali FIPSAS e fa parte del gruppo di convalida delle specie ittiche -. Emerge già tuttavia come anche la diversità ittica catanese meriti assolutamente di essere ulteriormente studiata e approfondita».
«La diversità ittica italiana, nel suo complesso, presenta una distribuzione piuttosto eterogenea dal punto di vista quali-quantitativo – aggiunge -. La distribuzione è strettamente legata alla diversificazione degli habitat. L’eterogeneità delle nostre coste e dei fondali in particolare, che spaziano da ambienti puramente sabbiosi ad ambienti misti spesso occupati da “chiazze” più o meno ampie di Posidonia oceanica e ad ambienti rocciosi spesso ricchi in anfratti e buche e coperti da organismi incrostanti offrono una enorme opportunità di adattamento alle diverse centinaia di specie ittiche presenti nei nostri mari. Tuttavia, questa diversità, è complessivamente poco studiata, persino nelle numerose aree marine protette ad oggi presenti lungo le nostre coste, dove il monitoraggio periodico della fauna ittica e delle specie marine in genere dovrebbe essere un punto cardine della gestione ordinaria».