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L’arcano maggiore dell’Imperatore ovvero il potere universale sul mondo materiale

(di Ercole Fiandro) Spesso vengo ritratto di profilo, perché ho altro a cui pensare. Io sono il padre. E la solidità che esprimo attraverso il mio trono, la mia postura ed il numero che a me hanno associato, dà vita a leggi, regole, consigli, statuti e decreti. Io sono il leader ed il tiranno. Tutto è accentrato su di me. Per alcuni sono il fuoco, ed il segno dell’Ariete mi rappresenta meglio di chiunque altro e basta approfondire un po’ l’argomento per comprenderne il motivo. Il mio scudo porta dipinta un’aquila bicefala. Perché l’aquila. Perché comando da una posizione ed un grado più alto rispetto a qualunque mio suddito. Il mio punto di vista acuto e sopraelevato mi permette di vedere tutto dall’alto e il mio sguardo si estende per tutta la grandezza del mio regno. Motivo per cui di teste la mia aquila ne ha due. Non dimenticate che sono qui per volere di Dio, e nel caso specifico di questo volatile l’associazione è quantomai immediata. Zeus. Il padre degli Dei.

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Tutto quello che ruota intorno a me ha a che fare con simboli maschili forti, attivi, fallici, fecondanti. Se l’imperatrice che mi precede è il terreno fertile che esplode di vita io sono chi mette il seme dentro il ventre della terra e gestisce coloro i quali se ne prendono cura. Esistono dei mazzi che mi disegnano di fronte, con sguardo certo, incuto timore perché so quel che faccio e nei miei gesti, come nelle mie decisioni non esistono forme di tentennamenti. Ascoltami dunque perché il mio consiglio è frutto dell’esperienza. Ma per comprendere meglio il mio carattere forse dovresti leggere il Principe di Machiavelli. Solo allora capirai che delle volte appaio brutale perché voglio che in un dato momento mi si percepisca in questo modo, delle altre volte sarò benevolo perché sarà la cosa migliore da fare per garantire il benessere di tutti coloro i quali ripongono fiducia nella mia protezione. Questo aspetto potrebbe portare qualcuno a credere che io condivida questo tratto con la mia controparte femminile, ma se scavi in fondo ti renderai conto di notevoli differenze.

Secondo alcuni, un altro riferimento a Giove potrebbe essere, nel mazzo dei Tarocchi di Marsiglia, la posizione delle mie gambe accavallate che non solo ricorda la cifra del numero che mi rappresenta ma vagamente anche il simbolo del pianeta connesso al Padre degli Dei. Rammenterai di certo come sono diventato padre e come giunsi a possedere questo trono. La lotta per il potere e per la giustizia può essere spesso cruenta ed evirare mio padre con la sua stessa arma è stato l’unico mezzo che ho avuto per garantirmi la salvezza e ristabilire la pace tra gli dei. Anche questo aspetto presenta notevoli profondità psicologiche. Il figlio che si rispecchia con il padre, il figlio che ad un certo punto deve liberarsi della centralità della figura del padre, che in qualche modo lo deve privare del suo potere per poter stabilire il suo. E questo ci fa capire quanto importante sia per il figlio un sano allontanamento dal nucleo familiare. Cosa che avviene sempre più tardi, creando uomini senza spina dorsale che non sanno più trattare con l’aspetto selvaggio di una femminilità ormai senza alcun controllo. Pianificare è un’altra parola chiave che mi contraddistingue.

Ricorda che il quattro rappresenta il quadrato ovverosia questo mondo, il mio stesso trono è una pietra cubica, simbolo conosciuto ed approfondito in determinate scuole iniziatiche occidentali. Secondo alcuni il mio simbolismo va associato alla lettera ebraica Daleth. Doppia, come altre sei. È la porta del mio regno che si apre o si chiude a seconda della mia volontà e della tua attitudine nei miei confronti. Se sei un nemico qui troverai cancelli sbarrati, lance puntate e spade estratte. Se con umiltà ti accosterai al tuo Imperatore troverai rifugio e consiglio. La tirannia è il mio aspetto peggiore, da Giove che sono posso trasformarmi in Saturno, ingoiare i miei stessi figli pur di mantenere il posto che mi garantisce di gozzovigliare e gravare sulle spalle della plebe che lavora per me. Sarò io dunque, in questo caso, a castrarti, ad impedirti di uscire dai limiti che ti ho imposto, a mantenerti imprigionato dentro il mio stesso ego che si è involuto ed espanso anche oltre i limiti del mio regno. E così muoverò guerra anche se il mio esercito è affamato e stremato ma non mi vedrai in prima fila poiché sarò divenuto pavido e calcolatore. Parlerò di ideali solo per manipolare il cuore e la mente dei miei fedeli servitori che per me certamente sacrificheranno tutto.

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