Due questioni hanno accompagnato la manovra di bilancio del governo ed entrambe hanno a che fare col denaro contante:
1. l’innalzamento al tetto del contante;
2. La soglia sotto la quale i commercianti, tassisti e chiunque offra un servizio non sono obbligati ad accettare un pagamento elettronico.
Non mancano le divisioni tra i favorevoli e i contrari e la linea di demarcazione è fatalmente diventata quella se i due provvedimenti favoriscano o meno l’evasione fiscale.
Noi vogliamo provare a dare alla questione del denaro una prospettiva un po’ più storica e culturale con una domanda di fondo: è realmente possibile un mondo senza denaro contante?
La storia della moneta approda all’uso del contante partendo dall’esigenza tipicamente umana di scambiare i beni e la nascita del denaro è stata un’innovazione molto importante perché ci ha liberato da quella che gli economisti chiamano la ‘doppia coincidenza dei bisogni’. E’ l’idea che per scambiare un bene devo trovare qualcuno disposto ad accettarlo in cambio di una cosa che poi possa interessare me e non è sempre facile questa ‘doppia coincidenza dei bisogni’. All’inizio quando le società erano meno evolute e c’era meno fiducia gli uni negli altri la moneta aveva un valore intrinseco. Venivano accettate conchiglie e perle in cambio di beni e poi questi venivano utilizzati per comprare altri beni.
Oppure la misura potevano essere i buoi come viene raccontato nell’Iliade e nell’Odissea. Conchiglie e perle erano più facili da contare e da dividere. Poi proprio perché c’era un problema a contare e dividere l’uomo ha inventato le monete metalliche e la garanzia era il sigillo del Re.
Ma l’uso della moneta è anche un problema culturale e attiene al rapporto che abbiamo col denaro fisico, con quelle monete, quelle banconote che ancora oggi usiamo largamente.
Il denaro è anche una manifestazione culturale e politica non è solamente un mezzo di pagamento. Mano a mano in una società sempre più evoluta siamo arrivati alla moneta che oggi usiamo che trasferiamo sui nostri conti e i pagamenti elettronici conseguenti ai depositi hanno solo un valore fiduciario, non hanno valore come oggetti, come le conchiglie o le perle ma il loro valore è quello che noi gli attribuiamo.
E questa è una cosa affascinante delle transazioni perché il valore del denaro si fonda sulla fiducia che ciascuno di noi ripone nella sua accettazione. Io accetto 100 euro oggi in cambio di una maglietta perché potrò utilizzarli un’altra volta per comprare qualcosa che mi serve e questa fiducia non è assicurata dall’oro e dall’argento ma dalle regole che presidiano l’emissione e la circolazione dell’oro e del denaro. La fiducia è il fulcro di tutto.
Uno storico israeliano Harari nel saggio “Sapiens da animali a dei” dice: “Il denaro è il più universale e più efficiente sistema di fiducia reciproca mai ideato”.
I sistemi di pagamento vengono creati per contemperare interessi diversi perché non è detto che attraverso il baratto che è all’origine di ogni possibile commercio, nello scambio di cosa contro cosa si trovi poi effettivamente quello di cui si ha bisogno. Pensiamo a quando sono stati inventati gli assegni: gli utilizzatori erano contentissimi perché attraverso questi strumenti si poteva pagare a distanza, si mettevano in una busta e raggiungevano persone lontane. Adesso gli assegni non li usiamo quasi più.
Le banconote invece richiedono una compresenza perché essendo scambiabili al portatore presuppongono la presenza contestuale.
I mezzi di pagamento cambiano nel tempo perché cambiano le nostre esigenze e poi sono diverse le possibilità che la tecnologia ci offre di avere dei mezzi di pagamento più efficienti. Durante la pandemia è aumentato il commercio elettronico e i nostri pagamenti elettronici sono aumentati grazie ai sistemi tecnologici che ci permettono di trasferire i soldi depositati sui nostri conti.
Ma l’utilizzo del contante non è ancora sparito. Perchè? Si può spiegare così. Il rapporto psicologico col denaro, averlo in mano aiuta a dominarlo mentre il denaro pagato attraverso le carte è dematerializzato. Gli psicologi ci hanno sempre spiegato che quando noi paghiamo proviamo un dolore nel pagare, facciamo fatica a privarci dei nostri soldi anche se in cambio acquistiamo qualcosa. In realtà questo dolore di pagare lo percepiamo più forte quando paghiamo col contante e questo ci spinge ad essere più attenti mentre invece lo sentiamo meno quando paghiamo con gli strumenti elettronici. La digitalizzazione ci offre grandi opportunità purché si sia consapevoli delle azioni che si compiono perché a volte i pagamenti d’impulso con sistemi elettronici provocano dei problemi che il contante non provoca.
Un ultimo punto spiega perché la moneta e i sistemi di pagamento con moneta sono manifestazioni politico culturali.
Il denaro che adoperiamo per le transazioni è un sistema di pagamento ma ha anche un significato politico e sociale perché ci fa sentire membri di una stessa comunità. Si pensi alla rivoluzione dell’euro la moneta unica che accomuna popoli che hanno scelto di rinunciare alla propria. Il compito dell’autorità è quello di garantire la fiducia che l’utilizzatore pone nella moneta che utilizza. Ma l’autorità deve anche garantire che, pur cambiando i sistemi di pagamento questi siano sicuri e vengano posti al riparo da frodi . In questo senso l’impegno dell’UE è volto a perfezionare questi sistemi nello stesso momento in cui ne offre di nuovi e più avanzati.
Ma torniamo sul punto chiave di questo ragionamento: è realmente possibile un mondo senza denaro contante? Bisogna ragionare sul valore della moneta per rispondere a questa domanda e sul significato del potere determinato dall’uso della moneta.
Come detto noi viviamo in una società basata sulla moneta fiduciaria. L’evoluzione dal baratto ai buoi di Omero e le conchiglie fino alla moneta è noto. Oggi abbiamo una moneta che viene creata in modo assolutamente artificiale. La moneta di Stato è moneta inflazionabile e si può dire che oggi la circolazione della moneta si basa esclusivamente su delle registrazioni. La moneta è oggi artificiosa, desocializzata. Ed è totalmente sotto controllo. In questo contesto anche la tassazione è una conseguenza naturale: io ti do e allo stesso modo ti tolgo.
In questo contesto che ruolo ha oggi il contante? E’ l’estrema (anche un po’ buffa) sopravvivenza dell’idea di proprietà.
Pensate alla moda un po’ sbruffona di qualche tempo fa di tenere il contante e pagare sfilandolo dal fermaglio ferma soldi. Il contante ti garantisce l’anonimato ed è sottratto alla società del controllo. E’ un presidio di proprietà e di libertà.
E il rapporto col denaro contante, il profitto, il guadagno e la ricchezza materiale evoca una figura biblica precisa: Il Mammona, il demonio che nel linguaggio aramaico indicava “il tesoro sotterrato”.
Il Mammona personificava il denaro accumulato in maniera rapida e disonesta, sprecato in lussi e piaceri.
E queste connotazioni sono ancor oggi l’altare e la polvere del contante cioè il motivo per cui il contante sopravvive ad ogni cambiamento epocale (e l’uomo non se ne priverebbe) ma anche al contempo la ragione per cui rimane sempre nel mirino del controllo dell’autorità in funzione repressiva.
Ma la battaglia del contante è alla lunga perdente? Penso di si perché l’evoluzione della società e degli scambi non lascia molti margini ai sistemi misti come l’attuale. Occorrerebbe una vera e propria rivoluzione per ritornare all’uso ‘tout court’ del contante, occorrerebbe sottrarsi ad un controllo da parte dello Stato che reputo altamente improbabile. E allora rassegnamoci a pagare il caffè con il pos e così sia.