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Dimmi “dove mangi” e ti dirò chi sei: la sitofilia e lo sploshing cibarsi sul corpo dell’altro

La sitofilia è una forma stravagante di feticismo nella quale l’eccitazione sessuale viene raggiunta mangiando dal corpo di un’altra persona oppure usando il cibo come stimolo libidinoso in cui la variabile percettiva legata al senso della vista si unisce agli altri sensi. La definizione di feticismo: è una parafilia consistente nello spostamento della meta sessuale dalla persona viva nella sua interezza a un suo sostituto: una parte del corpo, un indumento o in questo caso su un cibo e il suo uso “arbitrario”. In Giappone questa è una tradizione che risale al 1700 con il termine Nyotaimori, che significa “servire (i cibi) sul corpo femminile”, indica la pratica di mangiare sashimi o sushi dal corpo di una donna, tipicamente nuda. È una pratica diffusa nei ristoranti di lusso degli Stati Uniti d’America. Ma ormai si trova anche in Italia e in alcune feste dove sono stata invitata è diventata una forma d’arte piuttosto interessante.  In lingua inglese è meglio conosciuto come body sushi o naked sushi. Il cibo è comunemente associato all’immaginario erotico, dal punto di vista psicoanalitico all’attaccamento per la madre durante i primi anni di vita del bambino è strettamente legato alla funzione vitale di nutrizione a cui assolve la madre stessa e se questo non è andato a buon fine con una madre sufficientemente buona, il risultato potrebbe essere questa “strana” parafilia. Chiaramente non stiamo parlando delle pratiche quali mangiare cibi dolci come cioccolata o panna dal corpo del partner, che rientra notoriamente nell’immaginario erotico comune e secondo un continuum spazio-temporale già codificato nella mitologia greco-romana. Ma va bene anche bere degli alcolici, come la tequila, versandoli su zone erogene quali l’ombelico o il seno, il cosiddetto Boobluge Challenge; i feticisti veri lo fanno nelle scarpe dell’amata. Non stiamo parlando del gioco erotico con tutte le sue varianti: parliamo di vere e proprie ossessioni ed esclusività per raggiungere l’acme del piacere. Ricordiamo sempre che due adulti consenzienti sono liberi di fare quello che gli pare nella propria intimità, ma devono essere d’accordo anche se si tratta di una pratica “innocente” come quella di mangiare sul “corpo dell’altro”. È importante informarsi di eventuali allergie al lattosio per esempio. Nella sitofilia il cibo può anche essere usato direttamente per provocare lo stimolo sessuale: banane, zucchine e altri alimenti di forma fallica possono sostituire il pene, mentre praticando un foro su altri tipi di cibi si rende possibile anche la penetrazione attiva da parte di un uomo. E anche qui dobbiamo stare attenti a quello che inseriamo, avendo cura e pratiche igieniche da manuale per disinserirlo integro, i pronto soccorsi sono pieni di “sitofili maldestri”.

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Se la Sitofilia vi sembra stravagante la sua variante vi sembrerà ancora più bizzarra: lo sploshing, dove il cibo viene addirittura tirato addosso alle persone al fine di recuperare un rapporto divertente e spensierato con le pietanze, dove l’eccitazione è data dallo sporcarsi. Si sa che il rapporto corporale col cibo è qualcosa che si prova nell’infanzia fino a quando l’uso delle posate non ci viene imposto, inibendoci il piacere di toccare il cibo con le mani. Il cibo  viene tirato, spalmato, appiccicato, pressato sul proprio corpo o su quello altrui, includendo naturalmente le parti intime. A tali feste si partecipa vestiti per poi ritrovarsi, sporchi e sudici di sapori e odori insieme a un partner prescelto. Una forma giocosa di erotismo e di grande intimità: assaggiare, leccare o appoggiare le labbra permettono di scoprire la superficie inesplorata del partner, senza inibizioni di sorta. Il climax dell’istintività dell’essere umano, un’esortazione tattile con frizione sull’epidermide degli ingredienti stessi, tra i soggetti partecipanti senza che ci debba essere il rituale accoppiamento.

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Capo Redattore Psicologa e sessuologa
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