Roma, 16 mar. – Al momento sono tre i vaccini approvati dalla European medicines agency (Ema) e autorizzati dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nel nostro Paese. Tutti e trei vaccini sono indicati per l’immunizzazione attiva per la prevenzione della malattia covid-19 sintomatica nei soggetti di età pari o superiore a 18 anni, a eccezione del vaccino comirnaty che è autorizzato anche per i soggetti con età pari o superiore a 16 anni. Sulla base dei dati delle procedure autorizzative, il vaccino comirnaty della BioNtech/Pfizer protegge al meglio dalla malattia covid-19 sintomatica a partire da circa una settimana dopo la somministrazione della seconda dose di vaccino, che deve essere somministrata a distanza di 3 settimane (21 giorni) dalla prima dose. Tuttavia, le evidenze mostrano una certa protezione anche dopo una decina di giorni dalla prima dose. E’ quanto si legge nella pubblicazione, redatta dal gruppo di lavoro Istituto superiore di sanità, ministero della Salute, Agenzia italiana del farmaco e Inail. Per quanto riguarda il vaccino Moderna, la vaccinazione prevede due dosi a distanza di 4 settimane l’una dall’altra (28 giorni) e la protezione risulta ottimale a partire da due settimane dopo la seconda dose. Infine, per quanto riguarda il vaccino prodotto da AstraZeneca, la protezione inizia circa 3 settimane dopo la somministrazione della prima dose e persiste fino alla dodicesima settimana, quando deve essere somministrata la seconda dose di vaccino.
Gli studi clinici condotti finora hanno permesso di dimostrare l’efficacia dei vaccini nella prevenzione delle forme clinicamente manifeste di covid-19, anche se la protezione, come per molti altri vaccini, non è del 100%. Inoltre, non è ancora noto quanto i vaccini proteggano le persone vaccinate anche dall’acquisizione dell’infezione. E’ possibile, infatti, che la vaccinazione non protegga altrettanto bene nei confronti della malattia asintomatica (infezione) e che, quindi, i soggetti vaccinati possano ancora acquisire sars-cov-2, non presentare sintomi e trasmettere l’infezione ad altri soggetti. Ciononostante, è noto che la capacità di trasmissione da parte di soggetti asintomatici è inferiore rispetto a quella di soggetti con sintomi, in particolare se di tipo respiratorio.
La vaccinazione anti-covid-19 si è dimostrata sicura anche in soggetti con precedente infezione da sars-cov-2, e, pertanto, può essere offerta indipendentemente da una pregressa infezione sintomatica o asintomatica da sars-cov-2. E’ quanto si legge nella pubblicazione, redatta dal gruppo di lavoro Istituto superiore di sanità, ministero della Salute, Agenzia italiana del farmaco e Inail. Ai fini della vaccinazione, non è indicato eseguire test diagnostici per accertare una pregressa infezione. E’ possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-covid-19 nei soggetti con pregressa infezione da sars-cov-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e, preferibilmente, entro i 6 mesi dalla stessa. Fanno eccezione i soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici, i quali, pur con pregressa infezione da sars-cov-2, devono essere vaccinati quanto prima e con un ciclo vaccinale di due dosi.
(Adnkronos/Labitalia)