CATANIA – A settembre ripartenza in salita per la scuola siciliana e catanese: ai temi trattati nello sciopero nazionale dell’8 giugno – primo fra tutte la gestione della sicurezza in applicazione dei protocolli Anticovid-19 – si aggiungono i timori per i rischi legati alla povertà educativa e all’inclusione degli alunni con disabilità. Mentre sarebbe necessario, per ogni Distretto scolastico, una conferenza di servizi tra Ufficio scolastico, ASP e Comuni per verificare la popolazione scolastica e le condizioni degli edifici per poter applicare i necessari protocolli di sicurezza.
Ne hanno parlato ieri, dirigenti e terminali associativi della Cisl Scuola di Catania nel corso del consiglio generale del sindacato tenuto in video conferenza. Ha aperto i lavori Ferdinando Pagliarisi (segretario generale Cisl Scuola Catania); sono intervenuti i segretari generali Francesca Bellia (Cisl Scuola Sicilia) e Maurizio Attanasio (Cisl Catania).
«Ci sono imperdonabili ritardi nella gestione della sicurezza – esordisce Pagliarisi – e a nessun livello, né statale, né regionale né locale, abbiamo avuto modo di confrontarci sui protocolli con cui si dovrà ripartire. Così come succede con gli esami di maturità che si svolgeranno “in presenza” senza però capire poi con quali misure di sicurezza».
Per Bellia «la mobilitazione dell’8 giugno è nata dalla sollecitazione di una programmazione condivisa della ripresa, affinché la ripartenza non si risolva in sezioni caotiche, classi affollate, studenti e personale stipati in edifici rimasti non a norma che ora, a maggior ragione, devono essere ripensati e riorganizzati per far fronte alle indispensabili misure di sicurezza contro il rischio del contagio».
Ai temi dettati dall’attualità, si aggiungono localmente anche quelli “atavici”, legati anche all’inadeguatezza della maggior parte degli edifici scolastici. «Non si investe più nell’edilizia scolastica – aggiunge il segretario della Cisl Scuola catanese – a Catania parecchie scuole non hanno nemmeno l’abitabilità né l’adeguamento antisismico, le classi-pollaio sono una regola. Non si comprende, quindi, come dovrebbero essere realizzati i criteri di distanziamento ipotizzati, quando anche gli organici non vengono adeguati, anzi registriamo a livello locale sempre più tagli. Ciò che occorre, invece, è un piano straordinario di investimenti, sia per favorire la ripartenza in condizioni di sicurezza, sia per adeguare gli organici del personale al sostegno dell’offerta formativa, specialmente per non penalizzare gli alunni con disabilità».
Per Attanasio e Pagliarisi, quindi, «si rende necessario un nuovo censimento degli alunni con disabilità, perché nei percorsi di sicurezza da costruire vadano individuati anche quelli a loro dedicati; una ricognizione delle aule e degli spazi a disposizione di ogni singola scuola, così da predisporre il distanziamento sociale come previsto dai protocolli».
«Tutto ciò va fatto in tempo – sottolineano – per consentire l’adeguamento in tempi ragionevoli con la ripartenza. Ecco perché riteniamo necessaria e urgente la convocazione di una conferenza di servizi per avviare tali percorsi di indagine e verifica».
Ma per gli alunni disabili non arrivano buone notizie nemmeno dalla Città metropolitana di Catania. L’ente ha fatto sapere che dal prossimo anno scolastico 2020-2021 non si avvarrà più degli assistenti igienico-personali per gli alunni disabili. La decisione prende spunto dal parere espresso dal Consiglio di giustizia amministrativa (CGA) della Sicilia, interpellato dall’assessorato regionale delle Politiche sociali, “in materia di competenze relative alla erogazione di servizi di assistenza agli studenti disabili”.
«Temiamo che sulla pelle degli alunni con disabilità – denuncia Attanasio – si stiano commettendo due gravi errori ai quali vanno date risposte immediate. Il primo per l’assistenza igienico-personale, che dovrebbe essere trasferita ai collaboratori scolastici senza averne nemmeno concordato le modalità del passaggio delle funzioni. E che fine farebbe quel personale che prima si occupava di tale attività? Serve, quindi, in primis, garantire il servizio ai tanti ragazzi che frequentano la scuola e, attraverso un confronto immediato, stabilire chi deve fare cosa e il destino dei lavoratori».
Per il segretario della Cisl catanese, poi, «non è secondaria la questione degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, sulla cui vicenda da almeno due anni lanciamo allarmi, a quanto pare inascoltati dagli enti locali preposti. Molte amministrazioni comunali propongono ancora il servizio al ribasso, rispetto alle direttive ministeriali, che ha come effetto un dumping economico e previdenziale per il lavoratore che si vede sottopagato rispetto a quanto gli spetterebbe da contratto nazionale.
«Come succede, ad esempio, al Comune di Catania, che ha emanato un bando per l’anno scolastico 2020/21 dove, a fronte da quanto previsto da CCNL e del complessivo costo del lavoro con un costo riconosciuto di circa 22 euro l’ora, l’assessorato ai Servizi sociali pare intenzionato a pagarne 18 lorde. Generando, inevitabilmente, un dumping economico e contrattuale e, quindi, una forma illegale dell’applicazione dei contratti di lavoro. Con Cgil, Uil, Ugl e Confcooperative abbiamo chiesto il ritiro del bando e un immediato confronto con l’assessore».