Finito di leggere Diario di un disertore di Orazio Maria Valastro, ho avvertito l’urgenza della sua trasposizione scenica.
Ho seguito le vicende narrate da Orazio; ho partecipato attivamente, insieme agli anarchici siciliani e agli antimilitaristi di tutta Europa, alle mobilitazioni che reclamavano la sua liberazione dalle carceri militari.
Con Orazio, pur se a distanza, pur se ci siamo frequentati poco, c’è stata e c’è tutt’ora condivisione di ideali e di dissidenze, alla ricerca di quel valore che riteniamo inalienabile: la libertà: libertà dell’individuo in una società di liberi e uguali.
Ma l’affratellamento in questi ideali, pur se è precondizione, non provoca l’urgenza scenica che ho avvertita.
Ciò che ha spinto Graziana Maniscalco e me ad attribuire corpo scenico a questo diario/non diario è l’andamento e la partitura della narrazione.
Forte della sua pluriennale esperienza nella conduzione di laboratori di scrittura dell’immaginario autobiografico, Orazio Maria Valastro applica alla sua narrazione il metodo di indagine psicologica e sociologica più volte adottato nel suo Atelier; e allinea costantemente il metodo alla necessità.
Innanzitutto, la necessità di gettare un ponte temporale tra l’Orazio di oggi e il giovane disertore che lui è stato: perché le violenze e gli oltraggi istituzionali subiti hanno determinato una frattura e non hanno consentito ai due Orazio di vivere in continuità cronologica tra loro.
La trama fitta della narrazione di sé di questo Diario, consente ai due Orazio di raggiungersi e di osservarsi: non ricerca di ricongiungimento, quanto necessità di incontro tra due individui che come tali si riconoscono: per domandare l’uno all’altro quanto sia presente dell’uno nell’altro.
E nel dialogo, ormai ravvicinato, tra i due sé, il giovane disertore propone all’Orazio attuale le due parole cardine della sua ricerca: animo e amore: parole sdrucciolevoli, incrostate di significati ordinari spesso friabili.
Ma l’Orazio di oggi, con tenacia, senza infingimenti e reticenze, riesce a trovare per queste due parole il significato che a lui appartiene: lo fa attraverso il riallineamento di pensieri e riflessioni, sparse nel tempo, che così diventano dense e tenaci; attraverso i dolori e le sofferenze patiti dal giovane che nell’adulto si risolvono in consapevolezze; attraverso le relazioni, poche ma intense, del tempo del carcere e dell’esilio in Francia che all’adulto serviranno da training per le relazioni a venire; attraverso il recupero, in termini di contemporaneità esistenziale, dei valori antiautoritari del giovane uomo dichiarato d’autorità disertore.
Le parole animo e amore acquistano materia e corpo: amore per se stesso, innanzitutto, ripescato negli affanni del giovane disertore; amore per gli altri; amore per la vita; amore per il futuro.
E nell’animo imprescrittibile, l’Orazio di oggi racchiude la continuità con il se stesso giovane e disertore.
Graziana ed io abbiamo voluto rendere sulla scena la necessità del dire ad altri il percorso narrativo che Orazio Valastro ha compiuto quasi in solitario, con la poetessa Maria Gemma Bonanno, sua madre, a fargli da specchio poetico: abbiamo soltanto colto una necessità da una sua necessità.
nino romeo
CON ANIMO IMPRESCRITTIBILE: DIARIO DI UN DISERTORE
di Orazio Maria Valastro
drammaturgia e regia Nino Romeo
produzione
GRUPPO IARBA/GRIA Teatro
Prima rappresentazione
giovedì 1 settembre, alle ore 21.00,
presso il Giardino Fava di Fabbricateatro
via Caronda 82 – Catania
Con animo imprescrittibile: diario di un disertore é edito da: Edizioni Sensibili alle foglie