Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure e Val D’Arda: sono le quattro valli di Piacenza, in queste terre il vino fa parte della storia, dall’Impero Romano ai monaci di San Colombano che introdussero nuove tecniche di vinificazione già nel VII secolo.
La Val Tidone è molto nota ai villeggianti per la tranquillità che vi si gode, per il buon cibo e il vino che qui si produce storicamente. Oltre ai numerosi sentieri che attraversano i boschi collegando i paesi e i piccoli borghi, sentieri che un tempo erano il principale collegamento tra una cascina e l’altra tra una famiglia e l’altra.
Da sempre qui la natura ha creato terra e clima ideale per la coltivazione della vite, che già in epoca romana veniva praticata in questa zona, come testimoniano numerosi ritrovamenti e reperti archeologici.
Torre Fornello è un luogo dove il tempo sembra che si sia fermato e il proprietario Enrico Sgorbati sembra un “guerriero” dolce e gentile, pronto all’accoglienza di qualsiasi usurpatore che passi lì per caso. Infatti il titolo “le vigne dai tre confini di cristallo è stato ispirato dal trovarsi sull’estremo lembo occidentale dell’Emilia Romagna”, perché Torre Fornello sta al confine con Lombardia, Piemonte e Liguria, questa terra è stata preda di re, imperatori, duchi e papi senza soluzione di continuità.
Ad esempio il dominio milanese nel XIV secolo Piacenza fu coinvolta nelle lotte tra guelfi e ghibellini, con le maggiori famiglie nobili locali che si schierarono sia tra le file guelfe (Scotti, Fontana, Malvicini, Banduchi e Fulgosi) che tra le file ghibelline (Landi e Anguissola). Tutte famiglie di cui ancora i cognomi si ritrovano in queste zone. Da un documento del 1028 si evince che Diacono Gerardo, del Clero di San Martino, proprietario dei terreni di Fornello, ancora senza insediamenti rurali, lascia gli stessi in eredità ad una nobildonna piacentina.
Sono del 1200 i primi insediamenti rurali: viene costruito il forno (“fornello”) dove venivano cotti i sassi di calce che arrivavano dalla vicina località detta Calcinara, dove ora si estendono parte dei vigneti. Qui venivano cotti anche i mattoni provenienti dalla vicinissima frazione di Creta. Nei pressi del Fornello, proprietà dei Sanseverino, Principi di Napoli, viene eretta nel 1400 la torre principale a difesa del feudo: da qui Torre Fornello, arrivato fino ad oggi.
È il 1400 quando il feudo viene acquistato dai Conti Zanardi Landi, condottieri di Sarmato e Gran Duca di Toscana. Viene edificata la villa padronale e le relative pertinenze: scuderie, fienile, chiesa, vinsantaia, stalla. Viene data vita anche ad un giardino botanico, del tutto inusuale per queste zone e di rara bellezza.
La costruzione diventa così un’importante residenza padronale di campagna, abitata dalla nobile famiglia generalmente nei mesi di agosto, settembre e ottobre, periodo della vendemmia. Nel 1862 Donna Luigia Scotti Douglas, vedova del Conte Zanardi Landi Granduca di Toscana, lascia la proprietà alla figlia. Nel testamento si raccomanda di non frazionare mai la proprietà, che arriva intatta ai giorni nostri.
Nel 1982 l’azienda diventa di proprietà, nella sua interezza, della Famiglia Sgorbati, da sempre viticoltori nei colli circostanti. Enrico Sgorbati riprende, nel 1992, l’attività del nonno vignaiolo coltivando i vigneti aziendali e vendendo le uve a terzi.
È il 1998 quando Enrico Sgorbati inizia la nuova era di Torre Fornello, ristrutturando l’antica azienda di famiglia nel rispetto dell’antico dando prestigio e fascino al borgo con soluzioni contemporanee. Enrico continua la coltivazione specializzata dei vigneti, che da generazioni viene praticata, ponendosi come fine la produzione di vini di altissima qualità dando risalto al territorio di origine unendo passione e tenacia, tradizione e innovazione, arte e cultura.
I vigneti di Torre Fornello si estendono per una superficie di 62 ettari ad una altimetria di 220 metri s.l.m. Nelle vigne di Torre Fornello viene praticato l’inerbimento controllato inducendo la vite ad una naturale competizione, con il risultato di rese più basse a favore di una migliore qualità. I trattamenti antiparassitari seguono un disciplinare di lotta biologica nel rispetto e nella salvaguardia dell’ambiante circostante e della salute.
Una citazione a parte sono le leggende su Napoleone che da lì è passato e ha lasciato il Marsanne che è una vitigno di territorio e non un vitigno indigeno, con cui oggi Enrico è l’unico produttore al mondo di Olubra spumante metodo classico brut da uve di Marsanne a, 90% e una piccola parte di Malvasia presa al momento in cui ancora è acerba. il 70% della produzione di Olubra spumante metodo classico brut, arriva in Giappone e si pensa che lo abbinino co sushi e sashimi.
In realtà per questo e altri motivi quali l’esondazione periodica dei torrenti, i vini di Torre Fornello sono unici in quanto sperimentazioni che durano da anni da parte di Enrico Sgorbati che ha recuperato una vigna di famiglia dopo aver lavorato per anni in altri vigneti proprio per imparare il “mestiere”. Travolgente pragmatico ma anche molto romantico è l’approccio ai vini del suo territorio che considera scampato agli eventi storici di dominazioni e passaggi tra re, imperatori e papi in maniera trasversale. Il vino e i vigneti hanno sempre rappresentato un potere che ha colmato le grosse lacune e la “fame” di popolazioni intere, in quanto anticamente, insieme ad un pezzo di pane, veniva dato ai contadini stagionali che lavoravano la terra.
La struttura di Torre Fornello contiene anche una chiesetta costruita agli inizi del 1600 come oratorio esclusivamente di famiglia, divenne poi chiesa parrocchiale del piccolo Borgo nobiliare dove già dal 2 settembre 1776 il Vescovo autorizzava la celebrazione della Santa Messa pubblica “Celebratur Missa in Omnibus Festis”. Anche oggi è aperta al pubblico durante le funzioni religiose.
OLUBRA – MARSANNE – Tipologia: Brut, metodo classico millesimato Vitigno: 90% Marsanne, 10% Malvasia di Candia aromatica Caratteri organolettici: Colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Profumo di frutta fresca e fiori bianchi, note di mare, linfatiche, complesso. Sapore morbido, sapido e con acidità sostenuta, variegato e intrigante.
DONNA LUIGIA MALVASIA D.O.C. COLLI PIACENTINI “Donna Luigia” Scotti Douglas, vissuta nella prima metà del 1800, proprietaria dell’azienda e discendente di una nobile famiglia scozzese delle Lowlands, creativa produttrice, è stata una donna dalla forte personalità alla quale abbiamo voluto dedicare questo vino. Le uve vengono raccolte da tre vigneti (Solana, Lucenti, Vecchio Pozzo) differenti non per varietà ma per esposizione, pendenza e anni del vigneto. Le uve dei tre vigneti vengono lavorate separatamente e solo dopo 9 mesi unite. Tipologia: Fermo, secco, affinato il 20% in barriques per 6/9 mesi – 80% in acciaio, anche da lungo invecchiamento Vitigno: 100% Malvasia di Candia aromatica Anno di impianto: 1990 / 1931 Caratteri organolettici: Colore giallo paglierino carico con riflessi ambrati. Profumo intenso e fresco in cui il caratteristico profumo della Malvasia si presenta con note di menta, anice stellato, frutto della passione e litchi. Sapore secco, fresco, aromatico, piacevolmente complesso, lungo e persistente. Un vino rotondo e di struttura, anche da invecchiamento.
GUTTURNIO SUPERIORE D.O.C. “Sinsäl” è il termine dialettale piacentino che nell’antico contado indicava colui che trattava e mediava prodotti della terra, ma era anche l’artefice di unioni matrimoniali tra i figli delle diverse famiglie benestanti. Anche in questo vino il matrimonio è stato combinato tra uve di varietà differenti (il barbera e la bonarda), nella certezza di un’ottima unione. Tipologia: Fermo affinato il 20% in barriques per 3 mesi – 80% in acciaio Vitigno: 60% Barbera, 40% Bonarda (Croatina) Anno di impianto: 2000 Forma di allevamento: Guyot Terreno: Limoso, buona dotazione di potassio e calcio Resa media per ettaro: 70 quintali Gradazione alcolica: 13,5% vol. Temperatura di servizio: 16-18°C Caratteri organolettici: Colore granata scuro con riflessi viola. Profumo vinoso con cenni di prugna e ciliegia accompagnano il sapore morbido, giustamente tannico ed ampio con retrogusto di frutta matura, vinoso e strutturato.